Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Un eccellente noi teso e violento, con una grande Gloria Grahame, in cui la rabbiosa sete di vendetta del protagonista si dimostrerebbe impotente senza il sostegno di altri.
Questo è considerato forse il miglior film del periodo “americano” di Lang, durante il quale ha girato soprattutto noir, genere al quale ha impresso la sua magistrale impronta espressionista, e qualche western.
La tematica di fondo del film, al di là dell’intreccio poliziesco, è l’ambiguità dei personaggi (presente in tutta la filmografia langhiana) che non sono mai interamente quello che sembrano, nel bene e nel male. Infatti, il protagonista sergente Bannion, bene interpretato da Glenn Ford, da onesto e scrupoloso poliziotto diventa, dopo essere stato duramente colpito nei suoi affetti familiari, assetato di vendetta e violento, comportamenti simili a quelli dei malviventi suoi antagonisti; Debbie, magnificamente interpretata da Gloria Grahame, pur essendo la donna di Vince Stone, la cui viscida malvagità è ben resa da Lee Marvin, aiuta in modo decisivo Bannion: il volto per metà sfigurato da Vince è una chiara metafore della sua duplicità; il capo della polizia invece di perseguire Vince, braccio destro del boss Lagana, gioca a poker con lui.
Quella che però ritengo la particolarità più importante del film è il ruolo chiave di tutti i personaggi femminili che, a differenza di quelli maschili, determinano in modo decisivo lo sviluppo dei fatti: Bertha, la vedova del poliziotto suicida Duncan, si impossessa della confessione di questi e ricatta il boss Lagana, dando lo spunto a tutta la vicenda; l’entraineuse Lucy Chapman informa Bannion della sua relazione con Duncan e del fatto che questi voleva divorziare, impedendo che l’indagine sul suicidio sia archiviata; la moglie di Bannion, Katie, è uccisa per errore al posto del marito, provocandone l’uscita dalla polizia e la rabbbiosa reazione contro tutti; proseguendo per proprio conto le indagini Bannion è informato dall’impiegata di un demolitore della visita a questi di un probabile killer; Debbie conferma la presenza di un killer e poi fa emergere la confessione di Duncan uccidendo Bertha (il suo doppio), causando il conseguente arresto di Lagana e dei corrotti.
Il significato profondo del film è l’inutilità, anzi l’illegittimità, di farsi giustizia da soli, anche se con giuste motivazioni (tema già affrontato da Lang in “M – il mostro di Düsseldorf”) perché ognuno di noi, a meno che non sia un eremita, è parte inscindibile di un tessuto sociale costituito da persone, istituzioni, regole e convenzioni che determina, direttamente o indirettamente, le nostre azioni che non hanno efficacia né valore se condotte al di fuori di quel contesto.
Concludo ricordando la splendida interpretazione di quella eccellente attrice che è stata Gloria Grahame, la cui presenza in scena oscura anche attori del calibro di Glenn Ford e Lee Marvin, per quanto notevoli siano le loro interpretazioni.
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