Regia di Marco Turco vedi scheda film
Documentario che prende le mosse dalle stragi che coinvolsero, nel 1992, i giudici Falcone e Borsellino per ampliare il raggio del discorso al groviglio di rapporti fra Stato e mafia.
Al 2005 Marco Turco ha già girato un paio di documentari, altrettanti lungometraggi a soggetto e anche qualche corto, dagli argomenti più disparati; con In un altro paese il regista abbraccia l'impegno civile già assaggiato partecipando tre anni prima al lavoro collettivo La primavera del 2002 - L'Italia protesta, l'Italia si ferma. Qui l'argomento centrale è la mafia: certo non il primo film a occuparsene, ma altrettanto indubbiamente un documentario ben informato e argomentato (compaiono anche immagini dal maxiprocesso contro Cosa nostra), condotto con buona linearità e debitamente aggiornato, anche grazie alle testimonianze originali raccolte dal regista, che vanno ad affiancarsi a filmati d'archivio più o meno noti. Chi ne esce peggio di tutti è, come prevedibile, lo Stato italiano e anche qui non è una novità, nè una sorpresa, che si trovi il nome di Andreotti in cima alla lista dei politici pericolosamente vicini ai boss. Il copione è firmato dal regista, rielaborando il materiale scritto dal giornalista americano - esperto di mafia - Alexander Stille nel suo libro Excellent cadavers. Lavori come In un altro paese lasciano una rabbia e un'amarezza addosso tanto quanto servono a perpetuare memorie e testimonianze fondamentali per poter continuare a riconoscere il buono e il marcio di un Paese (sarebbe d'obbligo la maiuscola, in effetti) che ha bisogno di essere un altro - e cioè di cambiare, di migliorare eticamente. 6,5/10.
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