Regia di Marco Turco vedi scheda film
Le persone che, come Falcone e Borsellino, hanno sacrificato la propria vita nello strenuo (quanto vano?) tentativo di liberare questo vituperato Paese dal cancro della mafia, mi rendono, seppur mestamente, orgoglioso di essere italiano; ora sta a noi, nel nostro (piccolo) quotidiano, in tutto ciò che facciamo e diciamo, dimostrare che non è stato un sacrificio inutile e, soprattutto, che ce lo siamo meritato.
Questo documentario meriterebbe ben altro tipo di divulgazione, andrebbe mostrato - per esempio - in tutte le scuole d'Italia almeno una volta l'anno, per sempre, a imperitura memoria.
L'unico neo, a mio parere, è "l'assoluzione" di Andreotti: possibile che sia ancora tanto difficile dire che è stato prescritto?
"Fino al 1980 il senatore Andreotti è stato riconosciuto responsabile del reato di associazione a delinquere. La sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione.".
Se l'appello fosse finito entro il 20 dicembre, con quattro mesi e mezzo di anticipo, Andreotti sarebbe stato condannato in base all'articolo 416, cioè all'associazione "semplice", visto che quella aggravata di stampo mafioso (416 bis) fu introdotta nel codice penale soltanto nel 1982, con la legge Rognoni-La Torre.
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