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In un altro paese

Regia di Marco Turco vedi scheda film

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La recensione su In un altro paese

di lamettrie
9 stelle

Un meraviglioso e ineccepibile documentario sulla mafia.

Ne ricordo un altro, che avesse tale portata: ben poco noto, “Un sasso in bocca”, di Ferrara. Del ’70, post68, si fermava inevitabilmente proprio dove questo splendido lavoro di Marco Turco, del 2005, riprende: gli ultimi trent’anni circa, dagli anni ’70 fino all’inizio del nostro secolo.

Il lavoro, animato da una meravigliosa e intelligente, critica, ansia di miglioramento e di felicità pubblica, è eccellente per tanti motivi.

Innanzitutto la chiarezza dell’esposizione storica: che difficilmente si ha in opere consimili sulla mafia, le quali spesso devono andare nel dettaglio, per motivi di analiticità. Oppure si perdono nel biografico (agiografico), che va di moda in questo secolo - specie per operazioni tv – ma che pertanto può diventare facilmente stucchevole. Evidentemente il libro di Alexander Stille – qui intelligentemente ripreso varie volte mentre in silenzio sta cercando testimonianze in Palermo - ha il dono tanto della lucida comprensione, quanto di una sintesi ammirevole. I vari martiri uccisi dalla mafia, con la costante complicità dei vertici dello stato, sono richiamati all’interno di una ricostruzione piana e perspicua: chiunque può poi ricordare tanti nomi e fatti che non si riescono a trattenere bene, da opere simili.     

Altro pregio è l’immersione nella vita quotidiana di Palermo: della sua “storicità”. Fa così percepire l’urgenza di adeguati interventi che solo la politica può – e deve- garantire. Ottima, e doverosa, la chiusura sui tempi del Berlusconi politico, grazie al quale la mafia ha continuato ad avere le garanzie, gravissime, di prosperare, e di rimanere impunita, di cui godeva già prima con la Democrazia cristiana, quando gli Stati Uniti agevolarono le mafie per sconfiggere il comunismo.

Lodevoli anche la fotografia, l’accompagnamento musicale, il materiale extra del dvd…, e in generale il coraggio di denunciare le connivenze del potere che ha permesso la crescita delle mafie, anziché impegnarsi a contrastarle con qualunque mezzo e senza il minimo compromesso. Ottima la selezione del materiale d’archivio, come anche la scelta di far parlare magistrati seri, non collusi cioè con le mafie stesse. Mostrando, purtroppo, tutta l’angoscia che ciò comporta – in loro e in tutti gli italiani “normali” -, per l’abbandono da parte delle istituzioni corrotte, che ha facilitato l’assassinio di tanti loro colleghi, e capi e maestri.

Eccellente da far vedere nelle scuole: incredibilmente – data la materia – non lungo (un’ora e mezza). Mai riduttivo, ma nemmeno mai troppo difficile.   

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