Regia di Carlo Borghesio, Mario Soldati vedi scheda film
Sia Borghesio che Soldati sono alle prime armi dietro la macchina da presa, ma - autori entrambi della sceneggiatura insieme a un altro quasi esordiente di sicuro successo, cioè Renato Castellani - hanno le idee chiare e soprattutto interessanti. Per quanto Due milioni per un sorriso sia impostato sul più classico dei modelli di fiaba romantica, in realtà fra le righe si può leggere un coraggioso sottotesto critico nei confronti di una società truffaldina e di un mondo corrotto come quello del cinema. Nulla di esagerato, nessuna accusa diretta e tutto che finisce a tarallucci e vino, chiaramente: siamo pur sempre nel 1939, in piena epoca di rassicuranti pellicole fascistissime. Ma per lo meno va apprezzato il tentativo di superare (e da destra, qui senza alcuna connotazione politica) la solita sciapa minestra dei telefoni bianchi. Viarisio è un ottimo protagonista, perfettamente in parte, così come non si può appuntare nulla ai nomi che lo circondano, da Giuseppe Porelli a Elsa De Giorgi; c'è anche una parte laterale per Lauro Gazzolo, padre di Nando e Virgilio. Interessante anche l'idea di osservare (cosa piuttosto all'avanguardia per i tempi) il mondo cinematografico dal suo interno, per svelarne le incertezze e le piccolezze: ma i toni permangono comunque sempre molto leggeri. Si tratta dell'unica co-regia per la coppia Borghesio-Soldati. 3,5/10.
Un imprenditore ha fatto successo all'estero; anziano, torna in Italia per cercare una ragazza che decenni prima gli sorrise: l'unica cosa che gli è mancata nella vita, cioè l'amore. Viene convinto a produrre un film sulla storia della sua vita, ma il film si rivela ben presto una truffa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta