Regia di Alexander Korda vedi scheda film
Triste e doloroso il destino per la giovane Lady Emma Hamilton, sposa senza amore dell'ambasciatore inglese a Napoli, ma perdutamente innamorata del capitano di marina Orazio Nelson, di passaggio in Italia. "Mi avete sposato per avere un ornamento per la vostra casa: un bel quadro, una statua, un vaso: e io sono altrettanto decorativa e morta" dice l'esasperata Emma al marito Lord Hamilton, dopo che l'uomo le ha perfidamente comunicato che il suo amante Nelson dovrà nuovamente partire per una missione, lasciandola ancora una volta sola. Lord Hamilton sostiene che tre siano i tipi di mariti traditi: quelli nati per essere traditi, quelli che lo sanno e quelli che non si curano. Emma però gli precisa che ne esiste un quarto tipo: quello avido e vuoto che non dà mai nulla, come lui. Il rapporto tra i due non è mai stato felice, arido, senza sbocchi e senza passione, anonimo e monotono, stanco e faticoso, senza dialogo e senza la minima complicità, tra due persone diversissime e dai caratteri inconciliabili, basato esclusivamente sul reciproco interesse: avere una giovane e bella moglie da mostrare per Lord Hamilton, avere lusso e ricchezze per Emma. Lord Hamilton è un grande collezionista di statue, vasi e quadri, anche perché è convinto che "saranno sempre stupendi, non invecchieranno mai e non mi tradiranno per un marinaio: sono di grande consolazione, quando si è soli": e in effetti saranno i suoi soli compagni nel triste e solitario momento della morte. Per Emma la sola unica grande consolazione è invece l'amore per Orazio, a sua volta sposato con una donna che gli rinfaccerà, scoperto il tradimento, di essere un eroe che tratta con disprezzo i doveri sacri dell'esistenza. Orazio è un marinaio piuttosto galante, sensibile e affettuoso, umano e coraggioso, non è né un uomo politico né un diplomatico, ma ha le idee ben chiare in testa essendo convinto che non si possa "fare la pace con i dittatori (Napoleone): bisogna distruggerli, spazzarli via". Travolto a sua volta dalla passione per la dolce Emma, con la quale riesce a incontrarsi solo per dirsi addio, una volta divenuto ammiraglio, disinteressandosi delle malelingue e dei pettegolezzi ("Non c'è grande eroe capace di sconfiggere le convenzioni e i pregiudizi della società") accetterà di andare a vivere con lei per iniziare una nuova vita insieme. Il richiamo della patria sarà però ancora troppo forte e Nelson tornerà a combattere contro la flotta napoleonica ("L'Inghilterra confida che ogni uomo faccia il proprio dovere") sacrificando la propria vita per la salvezza del suo paese, ma mantenendo onore e dignità anche nella morte ("Copritemi il viso e le decorazioni: non voglio che i miei uomini mi vedano così"), dedicando poi le sue ultime parole all'amata Emma ("Date a Lady Hamilton una ciocca dei miei capelli e tutti i miei affetti personali"). Romanticismo e storia, guerra e pace, amore e morte, sacrificio e passione, tradimento e disperazione, ricchezza e povertà, luci e ombre, miseria e nobiltà, altari e polvere in un racconto vivo, appassionante e vigoroso, diretto con estremo coinvolgimento emotivo da Alexander Korda che intelligentemente evita tutte le trappole del polpettone patetico e lacrimevole, regalando anche una robusta e suggestiva sequenza di battaglia (quella finale del 21 ottobre 1805 contro Napoleone) ed impreziosito dalla superba interpretazione di una coppia di star (all'epoca anche coniugi) dall'affiatamento magico ed insuperabile. Imponente e maestoso Laurence Olivier, uomo al quale la guerra ha tolto prima un occhio, poi un braccio, ma mai l'ardore, l'amore di patria, lo spirito battagliero e di sacrificio, il piacere della sfida, il desiderio di affrontare e sconfiggere un avversario pericoloso e megalomane, ostentando con vanto e anche con un pizzico di narcisismo, come ogni militare che si rispetti, le medaglie dei suoi trionfi (al capitano che prudentemente gli consiglia di togliersi quelle medaglie perché danno troppo nell'occhio rendendolo un obiettivo facile per gli avversari risponde con sicurezza e decisione che è giusto mostrare al nemico i suoi successi, perché si renda conto con chi ha a che fare), fragile, in balia di un destino spietato e senza scampo la splendida Vivian Leigh (a cui di certo non portano molta fortuna le storie d'amore con i militari, vedi anche il meraviglioso "Ponte di Waterloo" dell'anno prima, visto che o si riduce in miseria o si prostituisce fino al disperato suicidio) cui la compatta e sensibile sceneggiatura regala i momenti più strazianti, struggenti e commoventi: su tutti l'ultimo saluto a Orazio con la donna che corre in casa a prendergli il suo abituale scialle e quando torna per consegnarglielo l'uomo è già partito ("Non tornerà mai più mamma" sono le sue parole) e l'annuncio della morte dell'amato. Il suo volto immobile, fisso, assente, incredulo, completamente perso: dopo avere ricevuto la triste notizia, la donna si alza e chiude meccanicamente le tende della grande finestra di casa, lo spettacolo è finito, il sipario si abbassa definitivamente e tristemente su una storia d'amore travagliata e sofferta, in una sequenza magnifica e avvolgente. E subito dopo ritroviamo Emma come all'inizio del film (tutto è raccontato in flashback), ridotta come una barbona, arrestata per un banale furto mentre ricorda la sua dolorosa avventura alla compagna di cella. Sola, disperata, senza più neanche un soldo, ben lontana dall'essere "un vanto per il suo sesso". Adesso per lei non ci sarà più nessun allora e nessun dopo, ma solo il ricordo vivo, continuo ed imperituro di un amore appassionante, unico, vero e profondo, durato troppo poco ma vissuto anche intensamente. Voto: 7 e mezzo.
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