Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film
Un impresario funebre e il suo aiutante, entrambi male in arnese, non avendo clienti decidono di crearseli da soli. I loro diabolici piani verranno mandati all'aria dal signor Black, che soffre di una patologia che lo porta a essere creduto morto.
Lo spettacolo qui sta principalmente nel cast: ai protagonisti Vincent Price e Peter Lorre – coppia assortita in maniera che migliore non si potrebbe pensare neppure – si accostano la bella Joyce Jameson, l'antagonista Basil Rathbone e una spalla comica (!) del calibro di Boris Karloff, con una particina riservata anche a Joe E. Brown: tutti eccellenti, per un cast che vale come si suol dire il prezzo del biglietto. I difetti de Il clan del terrore risiedono senza dubbio altrove e più precisamente nella sceneggiatura di Richard Matheson, che parte troppo a rilento – specie per la breve durata del lavoro, attorno agli 80 minuti in tutto – e comincia il suo inesorabile (e apprezzabilissimo) crescendo solamente verso la metà della storia. Per 40 minuti, sostanzialmente, la pellicola sembra una innocua commedia dai toni a tratti sopra le righe, ma che non ha comunque granché da offrire, stereotipata e prevedibile; poi, dall'ingresso in scena di Rathbone, le cose cambiano in maniera drastica e il 'sopra le righe' diventa la cifra della trama, fino a un parossistico finale nel quale la morte viene sbeffeggiata in ogni modo, grandiosamente. Se si riesce a resistere alla prima metà del film, insomma, si sarà ripagati ampiamente dalla seconda. Eccezionali poi le riprese con protagonista il gatto Rhubarb alias Orangey, ammaestrato a fare di tutto. 5,5/10.
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