Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film
Bell'horror di Jacques Tourner, uno dei più fini e assidui esploratori della realtà del male, nel senso più generale e metafisico della parola. Qui il regista gira una storia ambientata nel mondo del satanismo e della magia, basati su antiche formule runiche e sui misteriosi monumenti di Stone Henge. Il demonio si vede, e fa abbastanza paura, tuttavia la tensione e il terrore non provengono solo da questo, ma anche - e forse più - da certi sinistri personaggi (il satanista) e certe situazioni. In particolare risultano riusciti certi semplici ma efficaci effetti o soluzioni di regia, come la vista del personaggio di Dana Andrews che in certi particolari momenti produce immagini distorte, il biglietto da visita con le scritte che scompaiono, la fotografia di certe sequenze. L'uso delle ombre e degli ambienti risulta infatti molto ben fatto, specie nella sequenza del protagonista che rientra in albergo, con quel lungo corridoio in penombra, e la sequenza di quando si introduce nottetempo nella casa del satanista. Certe inquadrature di queste sequenze fanno paura "semplicemente" con le ombre e gli ambienti infidi. Mi è piaciuto anche l'episodio della famiglia dell'uomo traumatizzato dalla vista del demonio: personaggi strani e cupi che vivono in una casa squallida col giardino incolto. Certa altre annotazioni le ho trovate anche indovinate, come il fatto che l'adoratore del diavolo sia una persona ricchissima, come anche nella realtà sono i grandi satanisti; anche il fatto che abbia una madre che è un'arzilla vecchietta simpatica è interessante. Non è chiaro fino a che punto la donna si renda conto di che tipo di persona sia suo figlio, o quanto prenda in considerazione i suoi lati negativi, forse perché stravede per lui.
Gli horror di oggi, che sanno far paura quasi solo mostrando cose schifose e repellenti (in digitale), hanno molto da imparare da film come questo. Gli effetti speciali elaborati possono essere una scorciatoia; per spaventare con l'ambientazione, quello che non si vede, quello di cui si parla, e particolari sensazioni bisogna proprio saperci fare.
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