Regia di Eli Roth vedi scheda film
Un porno d'autore.
Dopo la divertente ed estremamente autoironica opera prima Cabin Fever, Eli Roth si "estremizza" e con Hostel realizza un film scioccante (almeno per i tempi), esplicito e gratuito; questi sono gli obiettivi prefissati dal regista, il quale sicuramente non avrebbe mai immaginato che il risultato finale avrebbe avuto un'ambiguità di fondo assai rara per quello che voleva essere anzitutto un omaggio al cinema gore.
Si potrebbe definire Hostel un porno d'autore: se la ricerca del limite morale della rappresentazione potrebbe fare da trait d'union del cinema di Roth (anche di quello a venire, vedasi The Green Inferno), con un susseguirsi di scene di nudo prima e di corpi deturpati poi, il finale si rivela essere la svolta pedagogica nei confronti dello spettatore. Eli Roth si diverte a giocare col senso del disgusto del pubblico per poi, in un certo senso, ridicolizzarlo una volta che il punto di vista cambia, la vittima si fa carnefice (secondo giustizia?) e lo spettacolo del massacro diventa godibile.
Hostel è un torture porn che si inserisce alla perfezione nel senso del postmoderno, un film che segue rispettosamente le regole del genere seppure non rinunci all'autoconsapevolezza di essere uno spettacolo dai tratti surreali; l'autore però decide di tenere a freno il proprio humour (cosa che non farà spesso negli anni seguenti) in modo da permettere un minimo squarcio sul presente, lasciando intravedere un mondo in cui la morale e l'innocenza sono le prime due virtù ad arrendersi.
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