Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
GIULIANO MONTALDO
Da un soggetto dell’indimenticato brillante giornalista televisivo Andrea Barbato, il regista Giuliano Montaldo ci trasporta nel periodo degli ultimi scampoli di guerra mondiale. In Olanda, nel 1945 del fine guerra, quando i disordini, il caos, le vendette, la fuga, seminano confusione e comportamenti imprudenti, oggetto di ultime rappresaglie delle fazioni tedesche in ritirata. In quei giorni un veterano dell’armata tedesca (Franco Nero) ed un giovane caporale hanno la tardiva idea di abbandonare i ranghi e darsi alla fuga verso casa. Ma comprendono, lungo il duro cammino, tra freddo e condizioni metereologiche avverse, che conviene consegnarsi alle forze alleate in avanzata.
Pertanto eccoli giungere presso un campo preso a guardia da un reggimento canadese, che ha appena imprigionato un intero plotone di soldati tedeschi. Il colonnello dei vinti, informato per vie traverse della presenza dei due disertori, richiede formalmente al suo pari grado tra i conquistatori, che i due - che nel frattempo sono stati ben accetti e trattati come mascotte, già operativi presso un reparto di fornitura viveri – vengano sottoposti a regolare processo e giudicati da un tribunale militare costituito tra i loro ranghi. Sdegnato il capitano canadese rifiuta ogni richiesta del parigrado tedesco, ma quando la spinosa vicenda assume carattere ufficiale, l’uomo, per non veder pregiudicata la propria fulgida carriera militare, si piega alle necessità e lascia che i due miserabili vengano comunque giudicati colpevoli e processati con la pena capitale, pur essendo giunta all’ufficialità la notizia della resa tedesca, e proclamato il ritorno del periodo di pace.
Al motto di origine prussiana di “Dio è con noi”, lo stesso che tradotto in lingua originale titola il film, Montaldo prosegue il suo articolato cammino cinematografico dedicato alle atrocità ed assurdità legate ai conflitti in generale, con particolare riguardo ed attenzione agli episodi più sanguinosi, incongrui e crudeli che hanno caratterizzato le due disastrose ed epocali Guerre mondiali.
Ne vien fuori un film quasi action, incalzante come un war-movie alla Enzo G. Castellari de “Quel maledetto treno blindato”, improntato tuttavia più che sull’azione in senso stretto, sul ricatto storico e psicologico, dunque prima di tutto concettuale, oltre che concreto e barbaro nella sua resa dei conti finale, derivativo di un periodo formalmente già dedicato al ripristino della pace, ma fondamentalmente ancora dedicato ad aggiustare il tiro alle vendette private, ai rancori sopiti, ai sanguinosi regolamenti di conti che portarono ancora più violenza – stavolta gratuita e decisamente non giustificabile - del periodo ufficialmente “consacrato” al conflitto.
Nei ruoli principali del capitano delle forze alleate, oltre alla indimenticata prova tutta istinto e nerbo, quasi caricaturale con quei suoi occhi sbarrati di incredulità, nel dramma e nella disperazione del ruolo del condannato attaccato alla forca, ma sicuro erroneamente di essere riuscito a farla franca, fornita da un motivatissimo e già citato Franco Nero (rimane alla memoria il suo urlo forsennato e a squarciagola “E’ finita!!!! Avete perso!! La guerra è finita!!!”) , e in quello del colonnello dei ranghi germanici, figurano due caratteristi internazionali come Richard Johnson e Helmuth Schneider, piuttosto validamente utilizzati, anche se penalizzati nel doppiaggio dozzinale, mentre in un ruolo di contorno, ma non certo trascurabile, ritroviamo il gigante Bud Spencer nel ruolo di un caporale magnanimo nei confronti dei due poveri disertori tardivi.
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