Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
Questo film drammatico, di ambientazione bellica, ci riporta negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, in un campo di prigionia per militari tedeschi in Olanda. Ai prigionieri tedeschi sono consegnati altri due compatrioti, evidentemente disertori. Processati dagli ufficiali presenti nel campo, i due sono condannati a morte; l'autorità canadese responsabile del campo dapprima ignora le istanze dei militari tedeschi; successivamente le contrasta. Infine, cinque giorni dopo la fine della guerra, le soddisfa. Vicenda amara portata magistralmente in scena in un'ambientazione fredda, stanca e dimessa, con un montaggio inizialmente frammentato. La simpatia per i due disertori è istintiva. Uno dei due già ragiona da borghese, uomo libero dalla divisa e dalla ferrea logica militarista, sostenendo l'assurdità di un processo che, a guerra conclusa, non ha alcun valore da difendere. L'altro è remissivo, pavido, terrorizzato da ciò che potrà succedere, ma, percepita la sicurezza del compagno di sventura, a tratti speranzoso. Ufficiali tedeschi e canadesi sono attori dello stesso spettacolo, nel teatrino del militarismo universale. Non a caso, ne' da una parte, ne' dall'altra c'è uso di retorica patriottica. I tedeschi non sono nazisti, ma soldati della Wehrmacht. I canadesi sono anche loro soldati, felici di aver concluso una guerra e fatalisticamente pronti ad iniziarne un'altra, contro l'URSS. Il comandante del campo, deluso dal proprio incarico, inizialmente sembra elevarsi da questa omogeneità, non a difesa dei due disertori, ma per pura volontà di ostacolare il desiderio di "tornare a sparare" dei tedeschi. Tuttavia, sarà richiamato al rispetto della divisa (non della propria, ma di tutte le divise) dal suo superiore. Questo intervento pian piano dissipa i dubbi e porta alla "coreografia" finale, ove, in una scena magistrale, i due disertori, increduli di quanto sta accadendo, sono fucilati da un plotone d'esecuzione di soldati tedeschi, armati dai colleghi canadesi, nel rispetto del più stringente rigore formale. I due muoiono nel fango, con l'effimera consolazione di aver trascorso - prima di essere rinchiusi nel campo - qualche giorno di speranza grazie ad un soldato canadese, un uomo come loro, al di sopra delle divise - tanto che, trovatili in borghese, li veste con uniformi canadesi - interessato più alla vita che alla guerra.
E' Ennio Morricone !
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