Regia di Giuseppe Bennati vedi scheda film
Il pescatore Stefano approda in un paesino di mare per vendere la barca malmessa e cercare lavoro. Lo trova presso Nicola, proprietario di un peschereccio, invaghito della bella Lucia, che naturalmente fa innamorare subito anche Stefano. Fra i due c'è presto tensione, nella quale si inserisce anche un terzo pescatore, detto l'Ardito.
Neorealismo rosa marinaro: La mina è il quinto lungometraggio di Giuseppe Bennati, mestierante di poca fortuna (sia in termini di pubblico che di critica), la cui unica opera ragguardevole sarà il Marcovaldo che dirigerà nel 1970 per la Rai. Qui il Nostro si dedica al genere del momento, peraltro ormai fuori tempo massimo: scenari poveri, personaggi popolari (neorealismo), intreccio romantico e pregno di sentimenti densi, da fotoromanzo (rosa); ma il Pane, amore e fantasia di Comencini uscito cinque anni prima è un'altra cosa, anche qualitativamente. La mina è infatti una pellicola evidentemente realizzata con mezzi modesti, per raggiungere una minima soddisfazione al botteghino, mettendo insieme due giovani interpreti di discreto richiamo come Antonio Cifariello ed Elsa Martinelli e affidando loro una sceneggiatura bolsa, stereotipata, ma con situazioni 'forti' e lieto fine di ordinanza (firme sul copione: Bennati - soggetto - e Benvenuti/De Bernardi, Giuseppe Mangione, Ranieri Cochetti, Alberto Albani Barbieri e Vicente Escrivà - accreditato nei titoli di testa come Vincente Escriba). Anche il resto del cast artistico è di livello non eccelso e pure qui, osservando i cognomi, si evidenzia la coproduzione ispano-italiana: Giancarlo Zarfati, Felix Arcaso, Nemo Vicentini, Luis Penha, Mario Meniconi, Luis Induni - solo per citare i principali. Tutto sufficientemente di maniera, comprese le musiche di Carlo Rustichelli; il regista tornerà sul grande schermo due anni più tardi con L'amico del giaguaro, dirigendo nientemeno che Walter Chiari. 2,5/10.
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