Espandi menu
cerca
È tardi per piangere

Regia di Byron Haskin vedi scheda film

Recensioni

L'autore

kosmiktrigger23

kosmiktrigger23

Iscritto dal 17 febbraio 2015 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post 1
  • Recensioni 24
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su È tardi per piangere

di kosmiktrigger23
7 stelle

Secondo film con Lizabeth Scott per Byron Haskin, Too late for tears del 1949 non sfigura accanto al più celebre I walk alone, di poco precedente. È quello che si può definire un puro noir, in possesso di tutte le credenziali per essere un piccolo classico del genere: una regia solida, una sceneggiatura di ottima fattura, in grado di mantenere la tensione fino a un finale ovviamente negativo ma non scontato, e che soprattutto può contare su una Lizabeth Scott nel ruolo che le è più congeniale: una donna dalla psicologia complessa, non una vera dark lady, ma una donna "normale" con un istinto quasi animalesco per il crimine, istinto che abbatte ogni senso morale al momento in cui, venuta casualmente in possesso di una grossa somma di denaro insieme al marito, vede la possibilità di una facile e improvvisa ricchezza. L'attrice è veramente magistrale nel rendere una continua e crudele capacità di "improvvisarsi" criminale del personaggio, che come abbiamo detto non è una dark lady vera e propria. Il dialogo fondamentale avviene all'inizio del film, quando il marito le propone, in modo piuttosto lungimirante, di lasciar perdere quei soldi, intuendone il potere distruttivo. Ecco che la donna, vedova da un precedente matrimonio "di interesse" conclusosi con il suicidio del primo marito, rivela la sua passione irrefrenabile per le possibilità offerte dai soldi. È un dialogo interessante perchè rivela un personaggio molto più complesso di quello che sembra, giustificando o meglio facendo comprendere la sua freddezza nelle azioni e nei molti delitti che seguiranno.

Infatti, a fronte della tesi classica e banalmente moralistica del marito, ossia: eravamo felici, ora il denaro è subentrato e ti sta cambiando, lei risponde significativamente: "non mi sta cambiando; questa è quella che sono veramente". Mostra dunque una prospettiva rovesciata di fronte alla classica prabola noir del denaro corruttore: è la maschera perbenista della casalinga middle-class a essere una finzione, mentre l'animale predatore e avido la vera natura della brava mogliettina. E prosegue in modo ancora più interessante - e qui bisogna citare l'ottima sceneggiatura di Roy Huggins da un suo stesso romanzo - identifica questo suo bisogno di sentirsi ricca non nella grande povertà di un'infanzia difficile ("noi non eravamo poveri") ma proprio in quella condizione piccolo borghese che non si sente esclusa irrimediabilmente dalla ricchezza, ma che se la vede, per così dire, passare ad un passo ogni giorno, apparentemente a portata di mano, ma di fatto sempre irraggiungibile. Questa frustrazione la rende allo stesso tempo feroce e implacabile come un personaggio "di strada" che vede la possibilità con i soldi di uscire dall'indigenza, ma allo stesso tempo inesperta di quel mondo criminale nel quale rapidamente si trova coinvolta, come si vede nell'ambiguo rapporto con il ricattatore Dan Duryea, che costituisce una delle caratteristiche meglio riuscite del film. Tutte le sue azioni tuttavia si riveleranno una stupefacente commistione di fatalità, opportunismo, freddezza e debolezza allo stesso tempo, ed è grazie all'interpretazione della Scott se tale commistione emerge in una specie di tumultuosa freddezza in questo personaggio, gelido e raggelato dalle sue stesse azioni.

Insomma, un pure noir, crudele, freddo e rigidamente pessimista, come da copione

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati