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Syriana

Regia di Stephen Gaghan vedi scheda film

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La recensione su Syriana

di ROTOTOM
6 stelle

Syriana è il film che farà felici migliaia di pensionati di sinistra che conclusasi l’attività lavorativa potranno dedicarsi 24 al giorno a istruire il compagno di bocce al Cral delle poste sui complotti che regolano la vita comune di noi mortali. La teoria del complotto è molto sentita nel tessuto sociale odierno, dai lavoratori vessati, ai pensionati morenti nelle corsie d’ospedale, alle casalinghe basite di fronte all’ultimo scontrino della spesa e ai giovani impegnati politicamente è l’unico modo di spiegare l’avvenire di situazioni altrimenti inspiegabili. Prodigi, regolati da una mente superiore, un master of puppets iconograficamente e Hollywoodianamente collocato all’ultimo piano di un grattacielo di cristallo in una megalopoli di uno stato imprecisato che splendidamente solo, solo per il gusto di dominare, regola le attività del mondo intero con lo sguardo languidamente posato oltre l’orizzonte conosciuto rimembrando tempi passati, felici, quando una volta là, al posto della raffineria, era tutta campagna. La sua raffineria. Vabbè, pazienza. La teoria del complotto ha costretto alla berlina acuti pensatori dei bar sport di tutto il mondo, ridotti a paranoici scemi del villaggio da parte dei più convenzionali e ottusi compagni di briscola e discussione del sabato sera. Il complotto esiste ci spiegano e sbirciando dentro i bar di paese noterete un tavolo tondo unto di amaro Averna occupato da diversi infeltriti commensali, uno dei quali, rubizzo in viso ed in preda ad una enfasi sospinta dall’agognata rivalsa verso il popolo bue, in piedi e con l’indice scosso istericamente davanti al viso, urlare gorgogliante di orgoglio represso ma mai domo :”Ve l’avevo detto, io!” Finendo poi per buttare il carico a bastoni con briscola a coppe e provocando l’ira del compagno di gioco che lo subisserà di improperi per la perdita del "bianco" messo in palio ai 101. La morale è sempre quella, chi è piccolo resta piccolo, chi ha il potere può essere sconfitto una volta ma non cade mai. Anche al bar sport, lo scemo del villaggio resta tale anche quando ha ragione. Così Syriana ci parla di quel complotto che tutti noi ignari consumatori di risorse, vediamo dipanarsi sotto i nostri occhi quotidianamente, con sceicchi riformisti ammazzati da governi corrotti, agenti della Cia che instaurano governi e dittature o ne agevolano la realizzazione. In un tourbillon di montaggio, tanto caro all’iconografia ormai classica della Hollywood che si scopre socialmente impegnata, le storie scorrono parallele intrecciando interessi personali a interessi nazionali, verbosità insistite e verità insinuate. Una scrittura che tutto allude strizzando l’occhio a fatti di cronaca e ammiccando compiaciuta all’arruffianarsi il frastornato spettatore sedotto dalla veridicità della finzione e dalla finta verità degli argomenti trattati. Un misto di spy story e reportage scandalistico, trattato a camera in spalla tra gli isterici salti di location, balzi temporali, collusioni misteriose. Tutto è collegato da una fitta rete di interessi, tirando un filo si provoca il collasso di una parte di tessuto, sociale ovviamente, a cui farà seguito un altro strappo di filo da un altro lembo di tessuto per controbilanciare la depressione, tra le maglie stanno Kamikaze reclutati tra i disperati di un popolo sfruttato fino alla fame utili in realtà alla causa molto poco religiosa degli interessi petroliferi, pedine sacrificate per il realizzarsi di disegni imperscrutabili, spie e controspie, avvocati, consulenti finanziari e grandi petrolieri frullati dalla centrifuga degli avvenimenti. Stephen Gaghagan lo sceneggiatore di Traffic qui alla regia, alza il tiro di un tantino di troppo, perdendo dopo un po’ quell’incalzante succedersi degli avvenimenti in favore di una regia monocorde frustrata da un montaggio esageratamente frammentato. Un inganno fotografato benissimo, scontornato sui primi piani degli attori, spiattellati a due dimensioni un scene senza profondità di campo. Come dire è tutto lì, davanti agli occhi ed è talmente complicato capirci qualcosa che è meglio giocare a briscola, noi comuni mortali che chi ha capito tutto o comanda o fa lo scemo del villaggio.

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