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Syriana

Regia di Stephen Gaghan vedi scheda film

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La recensione su Syriana

di Fabelman
8 stelle

Pellicola rivelazione e rivelatrice, per nulla ruffiana ma piuttosto coraggiosa e onesta, anche oltre le aspettative. Un film che fa capire come gira il mondo…

Sex symbol e cinema disimpegnato all’assalto del box office? 

Nome di richiamo per produzioni al limite del ridicolo ("Ocean’s twelve", l’esempio clou) e testimonial perfetto per piazzarti in casa la macchina per espresso dei tuoi sogni?

What else? Beh, c’è molto altro.

George Clooney, sin da “Good Night and Good Luck.” (sua seconda regia), ha mostrato sempre più predilezione per soggetti socialmente e politicamente impegnati; fatto è che nelle sue scelte professionali è evidente il desiderio di non abbracciare progetti dal facile risvolto propagandistico (populista, patriottico, alla Mel Gibson?) e, al contrario, ha profuso energie (e scommesso) su temi delicati ma potenzialmente boomerang per il ritorno di immagine (in negativo) che se ne può ricavare. Perché quando ad esempio descrivi le nefandezze del dietro le quinte delle campagne elettorali presidenziali del tuo paese (“Le idi di marzo” del 2011, da lui interpretato e diretto), una certa fetta di stampa servilista la trovi facilmente e facilmente te la ritrovi contro.

Quì in “Syriana” è andato oltre perché, a soli quattro anni dal più famoso degli 11 settembre da che esiste il calendario gregoriano, esce in sala con una denuncia all’intero apparato a stelle e strisce classificandolo come il classico cane che si rincorre la coda.

“Syriana” è questo, il punto finale è stabilito dal punto di partenza, l’effetto da te subito è stabilito da una tua causa scatenante.

La trama: nelle prime battute la CIA si fa sfuggire un missile (una bazzecola, dai) che finisce nelle mani di un gruppo terrorista di matrice islamica.

L’agente Robert Barnes (Clooney), agente veterano della CIA, mette in guardia i suoi superiori di questo furto, ma il fatto viene sottostimato. . .ci sono questioni più importanti, ad esempio uccidere un principe, nonché ministro degli esteri di un imprecisato emirato, colpevole di aver liberamente stretto un accordo coi cinesi per lo sfruttamento del petrolio della propria nazione. Tale principe è colpevole di avere idee democratiche e voler allentare sul suo popolo la presa della morsa estremista dell’islam, volendo scegliere in maniera autonoma ciò che considera di beneficio per il futuro della sua nazione, senza divenire lo stato satellite di questo o quello stato, occidentale o orientale di turno. “Ma no, non si può caro principe Nesir”, dice chi reclama il monopolio sulla democrazia.

E così l’agente coscienzioso viene inviato ad uccidere il principe coscienzioso. . .

Nel frattempo la compagnia petrolifera statunitense che deteneva i diritti di sfruttamento dei giacimenti nell’emirato del caro principe, la prende a male, fa il muso lungo, spinge il suo governo all’azione, si fonde con un’altra società e vola in Kazakistan a sfruttare un giacimento se possibile più grande. E giustamente arriva il capitalismo, offre posti di lavoro stabili con orari ridotti e stipendi al di sopra della media. . .(scusate, mi è sfuggita l’ironia).

Un'altra tessera del mosaico è Bryan Woodman (Matt Damon), un’analista finanziario del settore energia, che si ritrova (per tragiche circostanze) ad affiancare il principe Nesir nel processo di rinnovamento delle proprie strategie economiche a favore del suo popolo.

Tra commistioni, inciuci, tradimenti e corruzioni belle e buone all’interno del sistema di vigilanza antitrust del dipartimento di GIUSTIZIA americano, ecco che su suolo dell’imprecisato emirato succede qualcosina: la società petrolifera americana licenzia gli operai (con tanto di preavviso, buonuscita e periodo di disoccupazione retribuito. . .ecco, ci sono ricascato).

Comunque un giovanotto trova subito un nuovo impiego, viene inviato a cavalcare un missile americano (ma va’, quello smarrito) e fatto esplodere contro una nave petroliera proprio del nuovo colosso statunitense, quello approvato legalmente senza l’ombra di corruzione alcuna. Purtroppo, alla fine della fiera, i buoni ci rimetteranno la pelle.

In questa recensione mi sono preso la libertà di svelare fin troppi dettagli della trama per il semplice (e triste) motivo che, seppur gli eventi e i personaggi nello specifico siano fittizi, la sceneggiatura si basa su due libri memoriali pubblicati dall'ex agente della CIA Robert Baer (La disfatta della CIA/Dormire con il Diavolo) e l’attacco terroristico finale è ispirato al vero attacco effettuato il 6 ottobre 2002 contro la petroliera Limburg.

Pertanto va dato merito a Stephen Gaghan, quì sceneggiatore e regista, e alla produzione tutta per questo coraggioso atto d’amore e di rispetto verso chi la vita l’ha persa davvero, traditi in alcuni casi dalla loro stessa patria.

Oltre all’ottima regia, da segnalare il certosino lavoro di montaggio, davvero necessario visto che le varie vicende sono dapprima del tutto separate e, inconsapevolmente interconnesse, saranno poi destinate ad essere direttamente intrecciate e consequenziali tra loro.

Due candidature e un Oscar assegnato, meritatissimo a George Clooney; ha reso credibile il suo personaggio, il suo dolore, la sua frustrazione, il disincanto di un agente che tocca con mano come il confine tra bene e male, giusto e sbagliato, sia molto labile. La scena della tortura da sola vale l’Oscar.

È una pellicola che ha il merito di non affrontare il tema per partito preso, ponendo domande ma non suggerendo le risposte, narrando i fatti senza il filtro della bandiera di appartenenza, carico di sentimenti ma senza sentimentalismi, uomini d’onore ma nessun eroe, senza monopolizzare il concetto di torto e ragione. . .perché in fondo la guerra è sempre frutto di due ragioni che non collimano e di due torti che si sommano.

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