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Syriana

Regia di Stephen Gaghan vedi scheda film

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La recensione su Syriana

di lamettrie
8 stelle

Un bel film su alcuni degli aspetti più importanti e nascosti della contemporaneità. Il pubblico da qui può cogliere bene l’attività delittuosa del governo degli Stati Uniti, totalmente prono verso i bisogni delle sue multinazionali, anche quando queste ricorrano al crimine, in vari modi, pur di affossare la concorrenza (qui quella cinese).

Notevole (esaltato da un protagonista, che cita Friedman, premio Nobel in quanto fautore del capitalismo   illegale) è l’inno alla corruzione, fatta ma negata e insabbiata il più possibile. L’importante poi, quando non si possono più negare i crimini, è trovare capri espiatori sufficienti, al fine di far terminare le indagini.  

Tutti qui decidono (potevano anche non farlo, come i tanti onesti: ma non avrebbero fatto gli stessi soldi, tantissimi) di essere correi in un sistema criminale, che si serve di loro e di cui loro si servono, per costruire la loro scalata individualistica, basata sull’avidità, che non può fare a meno di scorrettezza e delinquenza.

Positiva la sottolineatura delle conseguenze di ciò su vari livelli, anche diversissimi: dai poveri dell’islam (che addirittura sono meglio dei capitalisti americani, in quanto delinquono fino al martirio per una giustizia comune, e non solo per il proprio privilegio macchiato di sangue) agli stessi ricchi ladri rispettabili, che invece hanno studiato per sapere rubare meglio.

Splendido l’affresco della Cia per quello che è: un’associazione a delinquere, che prende i soldi pubblici per fare gli interessi di pochissimi ricchissimi che han bisogno dell’agire criminoso. Così facendo, i servizi segreti americano tradiscono completamente il loro mandato, dell’interesse pubblico dentro la cornice della giustizia. Il film, tratto dai libri dell’agente della Cia pentito Baer, mostra bene la vocazione malavitosa di questo organo fondamentale dello stato.

Altro pregio del film sta nel mostrare la geopolitica per quello che è, in questi anni: perciò il film resta un classico di questo secolo, per quanto abbia delle pecche. Infatti la trama non è sufficientemente fluida e chiara, e quindi il pubblico non può leggere tutto quanto vi è proposto. Questo film fu osteggiato a Hollywood in quanto di retta denuncia di alcuni reati statunitensi, che sono i più influenti al mondo da 80 anni circa: sarà anche confuso, ma tecnicamente è confezionato in modo ineccepibile. Anche per come tiene la tensione. Tutti poi recitano bene.

Ogni apertura ai cinesi, come quindi ogni alternativa al marcio strapotere che gli Usa hanno sul mondo, non può esser accettato, e deve essere fermato con ogni mezzo, anche il più scorretto: infatti il principe arabo, virtuosamente progressista morirà per quello, mentre il fratello, retrogrado e bestiale, sarà al comando perché protetto dagli Usa.

Il film mostra che anche i competitori degli Usa usano gli stessi metodi scorretti: qui è l’Iran, ma potrebbero essere pure la Cina, coinvolta, e la Russia, citata. Ma gli Stati Uniti (e quindi anche noi italiani, che siamo loro asserviti dentro la Nato, da cui bisognerebbe uscire prima possibile, per smetterla di favoreggiare reati) sono ancora peggio: la violenza di questi paesi non è certo superiore, e soprattutto non è ammantata di giustificazioni tese a mostrarne la necessità per la “libertà e la democrazia del genere umano”. Giustificazioni che suonano vomitevoli, se comparate alla miseria e alla sofferenza procurate, tramite l’ingiustizia e la violenza, che devono contribuire a mascherare.   

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