Regia di Mario Gariazzo vedi scheda film
Noiosa sequela di congressi carnali piuttosto spinti (più un’esplicita scena di autoerotismo femminile) accompagnati sempre dal medesimo motivo musicale suonato dal “solito” sassofono invisibile: è un’abitudine piuttosto diffusa quella di condire così i momenti erotici di simili produzioni, oggi riscontrabile anche altrove, per esempio nelle scene di passione – non volgare, è opportuno sottolinearlo – della soap italiana Centovetrine. Titolo abbastanza decente per un indifendibile pastrocchio che affonda nel pecoreccio più audacemente ridicolo (e viceversa) fino a un epilogo assolutamente balordo. Si salva solo a tratti la fotografia di Aldo Ricci.
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