Regia di Herbert Ross vedi scheda film
Ecco una commedia romantica come non ne fanno più. Sarà pure la solita nostalgia per il cinema di una volta, ma provate a confrontare questo delizioso film di Herbert Ross con il 99% delle commedie sentimentali prodotte oggi. Il paragone è impietoso. D'accordo non nasce un Neil Simon ogni giorno, e si sa quanto conti la sceneggiatura in film del genere. Peccato che anche quando si rispolverano suoi vecchi copioni i risultati siano quanto meno ingloriosi (penso per esempio a "Lo spaccacuori" dei fratelli Farrelly). Vuol dire che lo script può essere brillante e arguto quanto si vuole ma se non c'è qualcuno che lo sappia mettere adeguatamente in scena la ciambella difficilmente riesce con il buco. Herbert Ross non è Billy Wilder ma sa il fatto suo, specie nella commedia. Alla sua seconda esperienza con un copione di Neil Simon, dopo "I ragazzi irresistibili" (poi verranno "California suite", "Quel giardino di aranci fatto in casa" e "Per fortuna c'è un ladro in famiglia"), il regista coreografo Ross dà a "Goodbye girl" (espressione che allude alle ragazze che vengono ripetutamente mollate) un ritmo allegro con brio, quasi danzante: non a caso la protagonista, interpretata dalla vivace e spigliata Marsha Mason, all'epoca moglie di Neil Simon, è una ballerina, sia pure arrugginita, in cerca di una scritturazione. Tra l'altro nello stesso anno di grazia (il 1977) Ross dirige anche il drammatico "Due vite, una svolta" (11 nomination agli Oscar) incentrato proprio su due amiche/rivali ex star della danza: del resto il ballo ed il musical hanno sempre caratterizzato la sua filmografia. Ross inoltre valorizza al massimo le splendide prove dei due protagonisti contenendone con intelligenza i facili istrionismi (si veda, per esempio, il loro primo burrascoso incontro che in altre mani avrebbe potuto essere insopportabile mentre in realtà è godibilissimo e spassoso), senza peraltro dimenticare la piccola e fenomenale Quinn Cummings. Non si cerca per forza la battuta ad effetto, non ci sono personaggi macchietta cui affidare banali siparietti comici, non ci sono canzoncine ad hoc per coprire i tempi morti, non ci sono volgarità gratuite nè idioti doppi sensi, non si cavalcano stereotipi abusati, non vi è il tentativo continuo e fastidioso di ammiccare al pubblico per ottenerne la benevola complicità, manca quel senso di artificioso e di studiato a tavolino che affossa anche le migliori intenzioni (come ad esempio in "Se scappi, ti sposo" fallimentare tentativo di ripetere l'exploit di "Pretty woman"). Ci sono però leggerezza di tocco, finezza di sguardo, garbata ironia, interpretazioni di classe, fresca spontaneità, contagiosa ilarità, un pizzico di malinconia. In questo modo tutto può girare a mille per esaltare un copione scoppiettante, a volte persino troppo. Molte battute vanno a segno, non c'è un attimo di noia, esilarante ed irresistibile è la recita del Riccardo III interpretato dal protagonista, per volere del suo regista, "come Mirandolina" ("I critici mi distruggeranno e il movimento degli omosessuali mi crocifiggerà alla statua di Shakespeare per i genitali" commenta rassegnato il protagonista che, infatti, dopo la disastrosa prima, si ubriacherà disperato "per 14 irrilevanti critiche negative" alla sua interpretazione). L'eccellente alchimia tra Dreyfuss e la Mason fa il resto, ma anche il finale, pur prevedibile, è davvero sublime ed incantevole, per niente mieloso (come sempre in questi film non conta tanto come va a finire la storia, ma come si arriva a quel finale che già tutti si aspettano e qui il percorso è ricco di piacevoli sorprese, momenti gustosi ed intuizioni felici). A volte basta una chitarra come garanzia di un amore. Sembra facile mescolare armoniosamente tutti gli ingredienti giusti, ma non lo è: per questo ci mancano oggi autori solidi e preparati come Herbert Ross. Richard Dreyfuss, già eroe per Spielberg ne "Lo squalo" del 1975 e "Incontri ravvicinati del terzo tipo" del 1977 (anche per lui anno magico) sbaraglia la concorrenza di Woody Allen ("Io e Annie"), John Travolta ("La febbre del sabato sera"), Richard Burton ("Equus") e Marcello Mastroianni ("Una giornata particolare") e si porta a casa l'Oscar (è il più giovane attore a vincere il premio come migliore protagonista, record poi battuto da Adrien Brody per "Il pianista" nel 2002) ma anche il Golden Globe, il film altri 3 Golden Globes (miglior commedia, sceneggiatura e per Marsha Mason) e altre 4 nomination agli Oscar (film, sceneggiatura, Marsha Mason e Quinn Cummings, l'unica rimasta a mani vuote anche ai Golden Globes). David di Donatello come miglior regista straniero per Herbert Ross (ex aequo con il Ridley Scott de "I duellanti") e per Richard Dreyfuss. L'attore poi tornerà a recitare in un copione di Simon in "Proibito amare". La commedia, inizialmente intitolata "Bogart slept here", avrebbe dovuto avere Robert De Niro come protagonista e Mike Nichols come regista. La storia è stata presumibilmente basata sulla vita di Dustin Hoffman, giovane attore in cerca di una parte (Hoffman si era pure offerto per il ruolo). Poi divergenze artistiche hanno costretto De Niro e Nichols a rinunciare al film dopo due settimane di riprese. Anche Jack Nicholson e James Caan sono stati considerati per il ruolo del protagonista. Caan peraltro nel 1979 reciterà proprio a fianco di Marsha Mason nel meno fortunato "Capitolo secondo" tratto a sua volta da una commedia di Neil Simon. E' la prima commedia romantica a superare i 100 milioni di dollari al box office. Con un remake televisivo del 2004 diretto da Richard Benjamin con protagonisti Jeff Daniels e Patricia Heaton. Ha dato inoltre vita a un musical di successo interpretato da Martin Short e Bernadette Peters. La canzone "Goodbye girl" che si sente sui titoli di coda è cantata da David Gates.
Voto: 7+
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