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La casa rossa

Regia di Delmer Daves vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La casa rossa

di tafo
8 stelle

Un film torbido e inquietante con un inizio da horror gotico e uno svolgimento da melodramma tragico. La fattoria dei Morgan e il bosco che ne fa parte appaiono come qualcosa di inaccessibile e minaccioso come un vecchio castello nell’Europa dell’ottocento. Il film è però incentrato sulle relazioni sentimentali tutte contrastate e tutte a loro modo impossibili. L’ambiente è quello americano degli anni quaranta popolato da una umanità bigotta in cui tutti fingono una stabilità che non hanno. I dialoghi del film sono il trionfo delle cose dette a metà, allusivi e mai sinceri fino in fondo. L’uso della luce passa da un momento all’altro dal naturale all’artificiale, con i volti che diventano più significativi delle parole nel fare chiarezza man mano che la casa rossa si avvicina. Tutto rimane in ombra fino alla fine, perché è lo stesso Pete Morgan ad auto convincersi e a costruirsi il proprio alibi per non andare e per non far andare nessuno nel bosco. La maledizione del luogo è costruita con l’aiuto di un complice spregiudicato e violento, che per soldi è disposto a tutto. Il richiamo della casa rossa per la figlia adottiva di Pete è troppo forte e intimo per farla rinunciare al proposito di trovarla. Ognuno deve ritrovare sé stesso, non si può fingere per sempre una felicità che non si ha, bisogna essere sinceri con sé stessi prima che con gli altri. Il velo dell’ipocrisia cade e tutti mostrano la loro vera natura facendo esplodere la tragedia che era stata rimossa e recintata in un angolo mentale remoto e poco frequentato. Il finale è da cartolina, ma ogni tanto il fatto che i buoni vincano, soprattutto quando i cattivi sono così cattivi, ci può anche stare.      

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