Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Classica monografia familiare sui segreti inconfessabili, forse un po' tiepida, perché tra il calore dell'amore, la freschezza della gioventù e il gelo delle occasioni mancate e dei sentimenti morti, l'effetto complessivo rimane indefinito ed equidistante dagli estremi. Le emozioni sono come tenute sotto scacco da un'alternanza di serenità ed inquietudine, chiarezza e oscurità, a seconda che sia il presente, con la sua apparenza di normalità, o il passato, con i suoi sinistri tabù, a comparire in primo piano. La vita dei Morgan, appartata dal mondo, è basata sulla rimozione dell'orrore, che è un ponte strettissimo e instabile teso sull'abisso del ricordo doloroso, del rimorso, del rimpianto, in cui Pete e Ellen rischiano continuamente di precipitare. Dimenticare è un esercizio funambolico, quando la menzogna, che i due devono mantenere intatta a beneficio della figlia Meg, deve quotidianamente fare i conti con la presenza di prove inamovibili: la casa rossa, un edificio abbandonato e nascosto nel fitto del bosco, è la testimonianza perenne di un delitto, deserta e silente però idealmente infiammata di vendetta. Quel colore, di per sé ingiustificato in un film in bianco e nero, ha un significato metaforico relegato nelle parti sensibili della coscienza, dove anche (e soprattutto) ciò che non si vede può bruciare come il fuoco. L'assedio posto in atto dalle grida dei defunti, dalla voce di una verità sepolta, è una persecuzione interiore e virtuale, eppure in grado di condizionare interamente l'esistenza di chi vi è soggetto e, di riflesso, delle persone che lo circondano. Il messaggio finale, tuttavia, è liberatorio: ciò che è stato può essere distrutto, e muore con chi ne è vittima e con chi ne è l'autore, perché a vincere è sempre, in ogni caso, ciò che la realtà riesce a creare sulle ceneri degli umani errori.
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