Un uomo ossessionato da un incontenibile odio verso le donne non riesce più a trattenere il suo istinto omicida e inizia a mietere vittime con un fucile.
Curioso film di Edward Dmytryk che per certi versi sembra anticipare di 15 anni le tematiche del più noto Targets di Peter Bogdanovich.
Il film arriva subito dopo i problemi del regista con il maccartismo e questo si vede nei pistolotti morali che ogni tanto spuntano all’interno del film (il film viene presentato come un atto di denuncia verso la scarsa punibilità degli atti di violenza verso le donne). Immancabilmente però ad essere cinematograficamente più accattivanti sono le scene “immorali”, quelle che mostrano la deriva mentale del protagonista (un efficace Arthur Franz), nelle quali Dmytryk da il suo meglio (vale la pena di ricordare almeno quella del luna park, davvero efficacissima).
Buona anche la scelta di differenziare i punti di vista sugli omicidi (il primo concentrandosi sul killer, il secondo sulla vittima, il terzo mostrandoci solo l’ispirazione e le conseguenze e via via sempre più distanziandosi a dimostrare l’aumento di casualità nelle azioni del cecchino).
Da segnalare alcune intuizioni visive non banali e soprattutto una grande gestione degli spazi (aiutato in questo dalla location di San Francisco, che con le sue vie sghembe e inclinate diventa un palcoscenico quasi espressionista).
In sostanza una chicca abbastanza nascosta che merita sicuramente una riscoperta
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