Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Volete capire come funziona la politica americana? Allora non perdete Tempesta su Washington. Sin dal titolo si capisce che non trattasi di quattro chiacchiere intorno al camino a ciarlare sul primo presidente degli Stati Uniti. La materia è incandescente: il capo vuole nominare come Segretario di Stato (mica pizza e fichi) un tizio indipendente dall’Elefante e dall’Asinello, accusato di frequentazioni comuniste. Ora, ben si può sospettare quanto potesse essere infamante un’accusa del genere in quel periodo. La guerra fredda era nel suo vivo, l’anticomunismo americano era saldissimo e, probabilmente, una delle poche cose che metteva d’accordo democratici e repubblicani. E infatti il pericolo di avere un ministro degli esteri (tale è il SdS) comunista non lo vuole correre nessuno, né il maligno senatore anziano del South Carolina, né il signor Leader, né altri ambigui personaggi del Congresso. Tra nobili intrighi consumati nei palazzi del Potere e qualche telefonata minatoria, ci scappa pure il morto: è la politica, bellezza. Otto Preminger dà l’idea di divertirsi come un matto a mettere in scena questo teso e scatenato melodrammaone a base di discorsi presidenziali e trattative segrete, rese dei conti e segreti inconfessabili. Alla fine della fiera l’accusa comunista viene sì confermata, ma… Attraverso questo gustoso e cinico filmone, Preminger vuole mettere in risalto: a) l’incoerenza di certi politicanti; b) l’ostinazione di altri politicanti; c) quanto possa essere pericoloso il gioco della politica se non muovi bene le tue pedine. E anche altro. Non bisogna dimenticare che è anche un raffinatissimo thriller sull’ambiguità della gestione della cosa pubblica americana. Lo si percepisce in tutto il corso della storia (lunga, quasi due ore e venti), ma specialmente nell’eccellente ultima parte, con la conta dei voti e colpi di scena a gogò. Cast grandioso, su tutti lo strepitoso Walter Pidgeon e sua ambiguità Charles Laughton al canto del cigno.
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