Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Un presidente USA vuole nominare segretario di stato una personalità indipendente (Henry Fonda) che, accusato di avere avuto frequentazioni comuniste, viene chiamato a rispondere davanti a una commissione. In questa sede un senatore di destra (Charles Laughton, alla sua ultima apparizione) lo attacca frontalmente, ma altri rimestano nel torbido: in particolare il presidente della commissione (Don Murray), ricattato per una giovanile relazione omosessuale, si suicida. Un collaboratore del presidente (Walter Pidgeon) cerca di fare in modo che la nomina vada comunque in porto, ma l’improvvisa morte del presidente cambia tutto: gli succede il vice, che fino allora nessuno considerava e che sceglie un segretario di proprio gradimento. Insomma, tutto ciò che accade nel film non approda a nulla: Preminger dipinge la politica come un gioco futile (ci si agita tanto per progetti che crollano in un attimo come castelli di sabbia), un’arte dell’inganno (l’accusa a Fonda è vera, ma la commissione lo scagiona), ma anche una battaglia che lascia morti ammazzati sul campo.
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