Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Questo Good morning Babilonia è uno dei titoli meno noti nella vasta filmografia dei fratelli Taviani, ma è anche un atto d'amore verso il cinema, quello fascinoso e macchinoso degli esordi, in cui al vero talento (di fantasia e di tecnica) dei registi corrispondevano i pochi mezzi dei suoi collaboratori: gente altrettanto dotata di fantasia e tecnica, come i due protagonisti del film. Scritto dai Taviani - non è certo casuale la scelta di mettere al centro della storia due fratelli e per giunta toscani - insieme a Tonino Guerra, queste due ore (forse un po' eccessive come durata) di affettuoso racconto di sogni, aspirazioni e scontri con la realtà si incanalano lungo un sentiero a tratti felliniano, in un tripudio dell'immaginazione e di pomposa mitologia del passato, come quando Griffith fa chiudere il cinema in cui ha appena assistito alla proiezione di Cabiria e fa proiettare daccapo la pellicola solo per sè. E quindi manda un telegramma al regista italiano Pastrone per testimoniargli tutta la sua ammirazione: aneddoto leggendario o fatti concretamente accaduti? Come è impossibile non ritrovare, nel gigantesco elefante costruito per Intolerance, un po' della colossale maestosità del transatlantico Rex (Amarcord, scritto da Guerra) o della Grande Mouna del Casanova, altra idea derivata dal poeta-sceneggiatore riminese. Nel cast ritroviamo Omero Antonutti, nella parte del padre dei due fratelli, che già con i Taviani aveva lavorato in Padre padrone, La notte di San Lorenzo e Kaos; Vincent Spano e Joaquim De Almeida interpretano invece i fratelli Bonanni; e ci sono anche Greta Scacchi, Margarita Lozano e Massimo Venturiello. Finale eccessivamente melodrammatico e un po' stonato; apprezzabili invece le musiche di Nicola Piovani. 5,5/10.
Inizio '900. Due fratelli toscani, artigiani, emigrano negli Usa in cerca di lavoro. Approdano alla corte di David W. Griffith e lo stupiscono costruendo per lui un enorme elefante per il film Intolerance: è l'inizio di una promettente carriera sui set cinematografici bloccata però sul nascere dalla guerra.
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