Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Preannunciata prima della seconda gravidanza, per Margot arriva, dopo il parto, una profonda depressione. Accentuata da una vita grigia da casalinga, con un marito debole, anaffettivo e completamente assorbito dal lavoro e la presenza ingombrante della suocera e della cognata, la depressione deflagra con l’abuso di psicofarmaci ed alcol. La donna si butta tra le braccia di un maturo farmacista, ma anche in questo modo non risolve la situazione, che continua a non essere capita neppure dai medici. L’unica persona che manifesta vero affetto a Margot è il cognato Franki. Alla fine, una psicoanalista rivela a Margot che lei non è malata, che la depressione si può vincere con un’iniezione di fiducia in sé stessa, coadiuvata, magari, da un’attività lavorativa che la faccia sentire attiva ed indipendente. Il finale lancia un messaggio di speranza, e la storia si conclude con la morte di un vicino di casa che si trovava spesso sulla strada di Margot e che ella considerava “malato”. Con lui, forse, se ne va anche la depressione di Margot. Buon film televisivo di Fassbinder, con un tour de force per la protagonista Margit Carstensen. La produzione per la televisione probabilmente non consente al regista di dispiegare con pienezza tutte le sue metafore e la sua potenza narrativa, ma il risultato è comunque più che apprezzabile.
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