Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
In un caffè confessano i loro segreti due uomini, Flaminio ed Eugenio, i cui problemi coinvolgono anche le rispettive mogli; venutili a sapere un altro frequentatore del locale, don Marzio, si adopera per trarne vantaggio.
Nel corso del 1970 l’iperattivo Rainer Werner Fassbinder uscì con cinque film; come sia stato possibile, mantenendo comunque una qualità media accettabilissima, rimane un mistero. Di sicuro un indizio proviene da questo lavoro televisivo, riduzione de La bottega del caffè di Carlo Goldoni con una sceneggiatura leggermente riadattata dallo stesso regista tedesco: si tratta infatti di una messa in scena assolutamente minimale e di evidente impronta teatrale, con un esiguo numero di movimenti di macchina e un utilizzo efficace del pianosequenza, che aiuta a fare di necessità (velocizzare le riprese) virtù. Una virtù che deriva in primo luogo dalla preparazione degli interpreti (fra loro Kurt Raab, Hanna Schygulla, Harry Baer, Margit Carstensen, Peer Raben, Hans Hirschmueller e Guenther Kaufmann) e quindi, per forza di cose, dall’abilità del regista nel seguirli e servirli a dovere. Anche la colonna sonora è minimale ed è del già citato Raben, mentre Kurt Raab si è occupato anche delle ridottissime scenografie (qualche sedia qua e là, sostanzialmente, e basta); girato in un laconico bianco e nero, Il caffè non sarà un film di grande impatto, ma dimostra ancora una volta la notevole perizia di Fassbinder e la sua capacità di trasformare i pochi mezzi a disposizione in un’opera compiuta e vivace. 4,5/10.
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