Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Un piccolo caos, un piccolo film, appena nove minuti, per ritrarre con uno stile che affianca straordinariamente disincanto e vitalità, freschezza e pessimismo, un trio di personaggi che sembrano, già da pochi attimi, sfiorare la disperazione. Costretti in brevi ed infime esistenze (percepibili anche in pochissimi stacchi fulminanti), con la scusa di vendere libri porta per porta, in realtà hanno intenzione di rapinare gli altri, e decidono così, dopo una serie di fallimenti e un dialogo bizzarro e destabilizzante in un appartamento scombinato e tenuto completamente in disordine, di penetrare in un'abitazione per derubare una signora. A dirla tutta, non si comprende bene se è loro abitudine realizzare progetti del genere (dalla fuga iniziale e dalla nonchalance sembrerebbe di sì) o se è solo l'idea di un momento, intrigata dal denaro: in ogni caso, questo piccolo film di Fassbinder sembra voler evocare le origini di un altrettanto piccolo modo di fare cinema. Lo sguardo caustico e cinico, la dimostrazione della crudeltà umana e la perdita immediata della sanità relazionale: un male che si tinge di archetipico quando, alla fine, Fassbinder dichiara che utilizzerà i soldi rubati per andare al cinema. Un affresco di poetica filmica? L'evocazione di un piccolo caos primordiale che anticipa l'"illecito" sguardo fassbinderiano delle sue prossime pellicole? L'incedere nouvellevagueiano della sua piccola opera, la seconda dopo Il vagabondo, lascia intravedere proprio questa ipotesi. Un cinema distante dai furori hollywoodiani, ma anche dalle freddezze culturali francesi. Uno sfranghis ("sigillo") alla maniera delle antiche liriche greche: ecco cosa sembra l'innocua scritta finale. Ein Film von Rainer Werner Fassbinder.
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