Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Interessante questo film, specie per il suo messaggio (comunque ben comunicato e non sbandierato in modo didascalico). Fassbinder lo dirige con il rigore e l'essenzialità che caratterizza anche altri film da lui diretti negli anni '70, quelli meno noti al grande pubblico e a budget più ridotto.
Per tornare al messaggio, dunque, si tratta di una pellicola essenzialmente sull'egoismo e l'opportunismo umani: la morte per suicidio del padre di famiglia, che poco prima aveva ucciso un dirigente della fabbrica in cui lavorava, viene sfruttata da tutti per secondi fini, fatta eccezione per la moglie e il figlio. Questa, con la sua bonomia e la sua schiettezza, fa fatica a vedere la malafede di quelli sciacalli travestiti da agnelli. Il giornalista è interessato al fattaccio da sbattere in prima pagina, e lo sfrutta più che può; fa le solite domande indiscrete ai familiari, e poi ricama sui fatti in modo renderli più appetibili al pubblico in base alle mode del momento. La coppia di comunisti da salotto (qui proprio letteralmente) vuole servirsi della tragedia a fini di propaganda politica, e per questo anche loro cercano in tutti i modi di falsare la figura del defunto in base alle loro esigenze ideologiche. Poi l'anarchico, anch'egli da parte sua, sfrutta il caso per scopi di estorsione e di insurrezione. Tutti costoro si avvicinano alla vedova esprimendo finta compassione e solidarietà, mentre inseguono solo i propri progetti egoistici. Persino la figlia del morto - una cinica cantante da night club - cede alla tentazione di servirsi della tragedia familiare per guadagnare un po' di visibilità. E la nuora pensa solo ad andare in vacanza...
Dunque oltre all'egoismo, il film mette alla berlina il vampirismo dei media e l'ipocrisia di certi ideologi politici, che dicono di essere interessati al bene delle persone mentre perseguono solo i propri progetti. Purtroppo queste mi sembrano constatazioni vere, e non mi stupisce che il film non sia piaciuto ai critici di sinistra, specie in tempi di foga ideologica come gli anni '70.
Per il resto, il film è ben recitato, e inscenato come è la vita quotidiana nella realtà. Anche la sceneggiatura l'ho trovata acuta e realistica, perché dipinge i personaggi con acume e una specie di delicata spietatezza. Troviamo il tema e l'ambiente dei night-club, caro a Fassbinder, visto come luogo di disperazione e cinismo coperti dai lustrini. Inoltre, come al solito, vediamo il tema del suicidio, il quale evidentemente aveva aleggiato sul regista, come spettro minaccioso, da molti anni. Bravi tutti gli attori; in particolare ho trovato notevole l'interpretazione di Karl-Heinz Böhm.
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