Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Un lavoro che mira direttamente alla questione politica di quegli anni, riferita qui alla Germania come contesto del film, ma diffusa in tutta Europa e anche, pur meno sentita, oltre oceano. Si tratta di una sorta di pamphlet piuttosto chiaro, che critica palesemente i mezzi di comunicazione per il loro sensazionalismo (e l'approssimazione con cui diffondono le notizie) e la lotta politica della sinistra estrema, che vive fondamentalmente fuori dalla concreta realtà, sguazzando in un'ideologia di facciata e nei proclami spesso fini a sè stessi. Un po' pesantuccio e, come sempre per Fassbinder, drammatico fino all'estremo. Da apprezzare la scelta di fare morire mamma Kuster (in un'azione terroristica) per mezzo di una didascalia, con cui il film si chiude, in una presa di distanze dalla rappresentazione della violenza.
Un operaio uccide il vicedirettore della fabbrica in cui lavora e poi si suicida. La vedova, dopo trent'anni di matrimonio sereno e senza presagio alcuno del folle gesto, si batte perchè il caso mediatico che ne sorge non venga strumentalizzato politicamente. Così purtroppo non sarà e per la donna le conseguenze saranno perfino tragiche.
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