Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Tra i film più dichiaratamente politici di Fassbinder, "Mutter Küsters Fahrt zum Himmel" è un manifesto di ambiguità e ferocia ideologica: il drammatico gesto del pacifico operaio che per un ventilato licenziamento di massa accoppa il vicedirettore della fabbrica di saponette e poi si suicida viene sciacallato da chiunque: giornalisti senza scrupoli, familiari in cerca di fama e formazioni politiche intra ed extraparlamentari fanno a gara per accaparrarsi i diritti di sfruttamento della storia dell'"assassino della fabbrica". La sola che intende difendere la memoria dell'uomo è Mamma Kuster: abbandonata da tutti e circondata dall'avidità generale la donna scoprirà a sue spese che la verità è solo un punto di vista. Rappresentazione, ideologia, spettacolo: modalità di mistificazione. Splendido il finale congelato sull'espressione sgomenta della donna con scheletriche didascalie che completano la narrazione. Pare però che il finale approntato l'anno dopo da Fassbi per l'edizione americana sia diverso (leggere "Il castoro" di Davide Ferrario per maggiori ragguagli).
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