Regia di Michael Winner vedi scheda film
Dai proiettili di Paul Kersey, architetto con l'hobby della giustizia privata, non ci si salva proprio: dopo aver mandato all'altro mondo i teppisti che causarono la morte della moglie e lo shock che costò l'uso della parola alla figlia a New York, si è trasferito a Los Angeles, ha una nuova compagna, giornalista "liberal", e si è buttato sul lavoro seriamente. Solo che un nuovo manipolo di sbandati gli entra in casa, violenta e uccide la domestica sudamericana, rapisce la figlia, che subisce anch'essa lo stupro, e si uccide gettandosi da un finestrone: ovvio che il baffuto Kersey riprenda la pistola nascosta e si metta a far lavorare l'obitorio della polizia, apprezzato dalla maggioranza silenziosa, fino a compiere la sua vendetta. Anzi, continuando l'opera notturna di "disinfestazione", in una metropoli in cui lavora solo una squadra di polizia, le tracce non vengono rilevate, si spara alla gente con una naturalezza e una comodità da far apparire l'organizzazione di una partita di calcetto la scalata dell' Everest; di fronte a un prodotto come "Il giustiziere della notte N.2" non c'è granchè da dire. Senza stare a analizzare l'evidente ideologia da "ci vorrebbe la pena di morte", impressiona la sciatteria, e l'incuria cinematografica di una regia indecorosa, una sceneggiatura che piazza dialoghi come appiccicasse scotch su una carta da parati rovinata, e la recitazione di tutto il cast invita allegramente ad abbandonare la visione senza curarsi di vedere come andrà a finire. Il bello è che ne hanno fatti non so quanti seguiti, con Bronson sempre più incolore nel ruolo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta