Regia di Michael Winner vedi scheda film
Chi è il più sfortunato del film? La figlia di Paul Kersey, seviziata prima a New York (nel film capostipite della serie) e poi anche a Los Angeles; lo stesso Kersey, anch'egli preso di mira su entrambe le coste degli States; i criminali della metropoli californiana, che, tra i quasi quattro milioni di abitanti, vanno a stuzzicare proprio l'uomo per loro più pericoloso, che già aveva fatto piazza pulita di delinquenti come loro a New York? Forse la più sfortunata è la ragazza, che al secondo stupro multiplo non regge e ci resta secca (anche se in molte versioni la scena della morte è tagliata e quindi non si capisce come). Con questa pellicola, l'ideologia di Winner e Bronson (nonché dei loro sceneggiatori e produttori) si fa effettivamente fascistoide e la cartina di tornasole è la frase del morente ispettore Ochoa (in trasferta da New York) che, riferendosi al delinquente Nirvana, sfuggito alla carneficina, chiede al giustiziere «uccidilo per me!». A questo punto, non si sa se detestare più l'ideologia che sta alla base del film (secondo me, la soluzione sarebbe comminare pene severe, certe e senza sconti ai criminali di questo genere) oppure i buchi della sceneggiatura che unisce forzature a piccoli particolari assurdi, che rendono la vicenda assai poco credibile (per evidenziare una piccolezza, Kersey si fascia una ferita ad un braccio senza prima asciugarselo dal sangue, in modo che poi gli gronda copiosamente il sangue attraverso la mano).
Bronson è sempre più statico e statuario, ha sempre meno fiducia nelle istituzioni, sempre meno dubbi sulla validità della propria filosofia dell'occhio per occhio, e sembra benedire la Costituzione americana che garantisce più armi per tutti.
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