Regia di Martin Gabel vedi scheda film
Libero adattamento del romanzo di Henry James Il carteggio Aspern: un bibliofilo americano si introduce come pensionante nella villa veneziana dell’ultracentenaria Juliana Bordereau, che da giovane era stata amata dal poeta romantico Jeffrey Aspern (nel film si chiama Ashton), allo scopo di ottenere le lettere che lui le aveva scritto; ma la vecchia si rivela gretta e venale, ben diversa dall’eterea musa ispiratrice che ci si poteva aspettare. In realtà la sceneggiatura prende un’altra direzione rispetto al libro: il poeta era sparito senza lasciare tracce nel 1843 (e su questo punto si intuisce subito come sono andate le cose) e la nipote della vecchia ha uno sdoppiamento di personalità, conducendo una squallida vita da zitella ma identificandosi con la zia nel fulgore della sua bellezza. La conclusione è un pasticcio, perché non sa decidersi: le lettere vengono sì bruciate da un incendio, ma sul piano sentimentale c’è un lieto fine del tutto incoerente con le premesse. Il resto è ordinaria amministrazione, la solita Venezia decadente e il solito palazzo che nasconde misteri; ma la storia di tre personaggi diversamente ossessionati dal passato poteva risultare ben più inquietante.
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