Regia di Martin Gabel vedi scheda film
Non conosco il lavoro originale di James quindi vado a 'spanne', documentandomi un minimo però ho capito che la versione film parte dallo stesso soggetto ma rivoluziona la trama scegliendo una strada più mèlo e mistery. Il libro ragionava sul ruolo dell'artista e dell'editore inserendo il tutto in un intreccio misterioso sfruttando passioni, avidità e l'inesorabile passare del tempo, capace di sedimentare le ossessioni in maniera terrificante. Questi elementi sono innegabilmente utili ad un progetto melodrammatico così la produzione Walter Wanger non ebbe dubbi e con delle atmosfere veneziane affascinanti (chiaramente girate in California...), attira le attenzioni dello spettatore. Così la voce narrante dai richiami noir ci accompagna in una Venezia buia come i suoi palazzi e le sue passioni, con dei dolly che amplificano ma allo stesso tempo misurano la città 'claustrofobicamente'. Il desiderio avido accomuna tutti i personaggi, un triangolo perverso dove è difficile capire chi ama e chi sfrutta, ma è subito lampante la tendenza autodistruttiva delle azioni che divorano da dentro ogni tipo di emancipazione esistenziale. La resa dei conti della sceneggiatura di Leonardo Bercovici si discosta da quella di James, mantenendo una linea tragica e di suspense inevitabile aprendo però ad un minimo di happy end. Il film di Martin Gabel (l'unico della sua carriera e più noto come attore) semplifica i caratteri per cogliere i tratti più romantici dello script lasciando il giusto spazio agli attori per comunicare quella sensazione pericolosa e suggestiva delle multi personalità. Bravi Cummings e la solita incantevole Hayward ma è la 'sempre sveglia' centenaria Juliana Borderau / Agnes Moorehead a calamitare lo sguardo e l'immaginario. Da recuperare.
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