Regia di Volker Schlöndorff vedi scheda film
Il giovane poeta Baal, venerato dal pubblico e dalla critica, è sprezzante e pieno di sé. Nella sua spirale di follia autodistruttiva coinvolgerà anche la ragazza che aspetta un figlio da lui e il suo migliore amico Ekart.
Quarta regia per il 30enne Volker Schloendorff (classe 1939), Baal è la rielaborazione firmata dallo stesso regista di un testo teatrale del primissimo Bertolt Brecht, da quest’ultimo pubblicato ad appena vent’anni. La vivace ingenuità di tale opera giovanile traspare appieno nella pellicola di Schloendorff, che per l’occasione può usufruire di un protagonista (magari non impeccabile, ma) gravido di fascino carismatico quale Rainer Werner Fassbinder, altro enfant prodige del nuovo cinema tedesco (qui 24enne). Non sorprende insomma che l’accostamento risulti felice, sebbene il risultato lasci a desiderare da vari punti di vista: sia per la messa in scena misera, volutamente scarna ma per forza di cose dalla scarsa potenza evocativa; sia per la debole consistenza del dramma di partenza, troppo metaforico e dispersivo nella narrazione. Rimane comunque un film degno di interesse, con una colonna sonora (Klaus Doldinger) blues e memorabile, e soprattutto un cast che comprende in vari ruoli anche Margarethe von Trotta, Sigi Graue, Hanna Schygulla e il compositore (saltuariamente anche attore) Peer Raben. 4/10.
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