Regia di Volker Schlöndorff vedi scheda film
Non importa ciò che siamo, né ciò in cui crediamo, perché la realtà è fatta solamente di ciò che accade. Il peso della concretezza – a cui appartengono tutte le nostre azioni – precipita rovinosamente sulla terra, a dispetto dei castelli di ideali che lo sovrastano dall’alto della nostra mente, perennemente in vena di astrazioni. La morale, la religione, la filosofia sono – come i numeri immaginari in algebra – costruzioni in cui la ragione utilizza la logica come un ponte verso l’ignoto, verso l’invisibile, verso una dimensione che rimane eternamente fuori dalla portata dei nostri limiti e delle nostre imperfezioni. Lì ci illudiamo di poter riporre i tesori della nostra anima al sicuro dalle sudicie mani della banalità, preservando intatta quella parte di noi stessi in cui pretendiamo di attingere al divino. Tuttavia, nulla esiste al di fuori del nostro corpo, che in sé racchiude tutti i meccanismi che ci fanno essere, volere, dire e fare. Ogni sforzo di trascendenza è destinato al fallimento, in un mondo dominato dalla fisicità, che è una massa molle e soggetta alla forza inesorabile della gravità. L’universo non è un sistema di cieli sovrapposti, bensì un vile conglomerato di materia plumbea, che non decide autonomamente come muoversi e, invece, si lascia semplicemente andare, seguendo il solito squallido principio della via più breve. Così, con le imperscrutabili e inesorabili leggi della fisica, si spiegano il bene e il male, che non sono originati da motivi, bensì da cause, come ogni altro fenomeno della natura. L’errore non è frutto della devianza, della consapevole volontà di scantonare dalla rettitudine per sfuggire lungo una strada secondaria: è, invece, l’effetto di una immodificabile traiettoria di caduta. Il protagonista di questa storia di adolescenza - ambientata negli ultimi anni dell'impero austro-ungarico - incontra, tra le mura del collegio, un campione concentrato della cruda essenza del mondo, che comprende, senza distinzioni, tutte le variazioni del possibile, dall’amore materno a quello mercenario, da una mosca uccisa con la punta di una penna ad uomo sottoposto a torture psicofisiche. Per il giovane Törless, crescere significa capire che tutto è carne che si schianta, con un rumore acuto oppure sordo, sovrastando, senza compromessi, il flebile fruscio dei nostri pensieri.
Primo lungometraggio diretto da Volker Schlöndorff, regista de Il tamburo di latta.
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