Regia di James Mangold vedi scheda film
Buttate via il titolo italiano e conservate l’originale: Walk the Line, dalla canzone più celebre di Johnny Cash, I Walk the Line, cioè “cammino lungo la linea“, “rigo dritto”, sempre in bilico fra la vita e il baratro. Questo fu Johnny Cash, idolo rock venuto dall’America rurale e dalla Grande Depressione, con un padre duro e astioso (il figlio maggiore, e preferito, era morto ragazzino), autodidatta alla chitarra, scontroso e insicuro, che un giorno durante un provino fiacco con la sua band improvvisata si sentì apostrofare dal discografico: «Se un camion ti investisse e ti restasse un solo minuto, cosa canteresti?». E allora, arrabbiato, cominciò a cantare “I shot a man in Reno”, ho sparato a un uomo a Reno solo per vederlo morire. Battente, memore della disperazione dei vagabondi e dei diseredati, corrucciato. Era la metà degli anni ’50, Cash diventò famoso, girò tutta l’America in tour con Jerry Lee Lewis, il giovane Elvis Presley e June Carter, si sfinì con la droga, si risollevò. Walk the Line comincia al momento del famoso concerto tenuto nel 1968 nella prigione di Folsom, torna indietro in flashback, poche battute chiare sull’infanzia di Johnny, il servizio militare in Europa e le prime composizioni, Memphis e il primo matrimonio, la musica, il grande amore. A differenza della maggior parte delle biopic non vuole raccontare tutta la storia del protagonista, ma solo “quegli” anni (dal 1954 al 1968) e soprattutto “quella” storia: la bellissima storia d’amore tra Johnny Cash e la cantante June Carter che, per dieci anni, riuscirono ad amarsi soltanto davanti a 10.000 persone, sul palcoscenico, e si sfuggirono nella vita privata. «Ti vesti di nero perché non hai trovato altro. Hai inventato quel sound perché non sai suonare bene. Hai tentato di baciarmi perché non volevi. Quando ti decidi a prenderti una responsabilità?», gli chiede June all’inizio della loro amicizia. E intanto sposa altri due uomini coi quali fa dei figli, mentre Johnny, autodistruttivo ed elettrizzato, si allontana dalla moglie, beve, si droga, sprofonda. Finché June non lo rimette in sesto. Non un film di regia, ma di musica (curata da T Bone Burnett), di sceneggiatura (di Gill Dennis e James Mangold, dalle autobiografie di Cash) e d’interpretazione: Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon (anche cantanti) sono magnifici e appassionati.
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