Regia di James Mangold vedi scheda film
Difficile dare un voto sereno ad un film che ti delude. Phoenix non somiglia a Johnny Cash nemmeno da lontano, la Whiterspoon ha un'ariata della Carter e gli attori che intepreteranno Elvis e Jerry Lee Lewis sono ridicoli. Della collaborazione con Dylan poi, emergono solo pochi indizi vaghi ed una cover di It Ain't Me Baby. Johnny Cash forse non è il miracolo mediatico e musicale osannato da molti ma aveva una voce straordinaria e fece del country una cosa sua, un suo strumento, un aspetto della sua personalità, al punto da legare il suo nome al genere in maniera indissolubile. Phoenix ha sempre la stessa espressione, rende bene nelle scene da drogato (e sembra che ormai sia la norma) ma appare quasi buffo durante le scene sul palco e non sa dare profondità e concretezza al personaggio che interpreta. Di contro però, la regia è sicura, l'idea di fotografare una singola finestra della vita di Cash anziché tutta la carriera appare comunque affascinante e la colonna sonora è ottima. Sconcertante scoprire che molte canzoni sono state interpretate dagli attori stessi e questo fa salire la prestazione di Phoenix ad alti livelli; sentirlo cantare Cocaine Blues mette i brividi. La storia di Cash non era facile da mettere in scena senza la voce di Cash ma l'amore che lo legò a June Carter è, d'altra parte, quanto di più romantico la storia della musica abbia mai partorito spontaneamente ed era giusto tributare a questa grande storia il significato ultimo di questo film. Prima di Cash, delle sue canzoni, della sua carriera e delle sue collaborazioni, prima di tutto c'è il legame con la Carter, il loro romantico spegnersi insieme; e così le canzoni finiscono per essere la banale colonna sonora di qualcosa di più grande.
Non brilla nell'ambito espressivo ma sa cantare i pezzi di Cash e non è poco.
Brava.
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