Regia di Laurence Dunmore vedi scheda film
La nuova maniera (nuova si fa per dire, trattandosi di un lavoro già di una decina di anni fa) del cinema storico in costume, basato sulla biografia di personaggi emblematici, possibilmente avventurosi, con qualche vago riferimento all'attualità. Si tratta, in genere, come in questo caso, di figure «maledette», che passano, per colpe loro od altrui, dagli altari alla polvere e viceversa. È così anche la storia di questo John Wilmot, conte di Rochester, pari d'Inghilterra, poeta, drammaturgo, puttaniere, bevitore e giocatore, morto sifilitico a 33 anni, dopo avere reso un inaspettato servigio al re Carlo II.
Nel film si tratta, in sostanza, della vecchia scommessa seicentesca (ma in realtà senza tempo), per cui il nobilastro di turno, dedito al bere e alle donne più che al culto dell'arte e ai doveri della politica, si impegna a fare di una giovane e impacciata attricetta una diva dei palcoscenici del suo tempo.
I dialoghi sentenziosi e filosofeggianti nonché un malinteso senso dell'avventura e i riferimenti all'odierna società dello spettacolo (il protagonista è presentato come un artista anarchico e punk, che si autodistrugge e poi si redime in punto di morte) respingono gli spettatori accorsi per la curiosità di un film che si preannunciava interessante. Come spesso accade, tra un copione sulla carta e un film finito c'è di mezzo il mare. E non è poi così dolce, per nessuno, naufragarvi.
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