Regia di Laurence Dunmore vedi scheda film
Si definiva l’uomo più selvaggio e fantastico sulla faccia della terra John Wilmot, conte di Rochester alla corte di Carlo II, personalità talentuosa e scellerata del XVII secolo, che tentò di trasformare la Londra della seconda metà del ‘600 in una sorta di Swinging London degli anni ‘60. Genio e soprattutto sregolatezze, amante indefesso, autore di un’opera che tanto somiglia a Lisztomania di Ken Russell, con enormi falli in scena usati come asce di guerra contro i poteri costituiti. Un provocatore, un giovane (morì all’età di 33 anni) che tentò di spostare le linee di demarcazione, i limiti e i perimetri del senso e dei propri sensi, ingurgitando vino e quant’altro lo facesse sentir vivo. Tratto dalla pièce teatrale di Stephen Jeffreys (autore della trasposizione), The Libertine segna il debutto sul grande schermo dell’acclamato regista inglese di video musicali Laurence Dunmore. Un’opera prima intinta nel buio e nel fango, nell’uggiosità e negli umori carnali come fosse un noir (non a caso è il fantasma di Wilmot che narra la breve ma intensissima esistenza accecata dalla passione e sedotta dal peccato del conte), dentro il quale Johnny Depp sguazza come una pantegana che si beffa del traffico umano e non umano, rilanciando la sua griffe violentemente dark. Un attore che ha tutta l’aria di essere sull’orlo di una simpatica, non ricercata, elegante grandezza.
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