Regia di Niki Caro vedi scheda film
Usa, 1989. Josey Aimes scappa coi figli dal marito manesco per tornare dai genitori che vivono nel Nord del Minnesota. Lì inizia a lavorare alla miniera locale, contro il volere del padre, anche lui minatore. Vessata, come le poche altre operaie, dalle umiliazioni verbali e fisiche dei colleghi maschi, per ottenere il dovuto rispetto decide di fare causa alla compagnia, anche a costo di esporre il proprio doloroso passato. A cosa servono il glamour e i premi Oscar (McDormand per Fargo e Theron per Monster) se non a sviluppare progetti non glamour? Ispirandosi alla protagonista della prima azione di categoria per molestie sessuali, la regia di Niki Caro si riscatta dalla convenzionalità del sopravvalutato La ragazza delle balene, gioca bene l’alternanza tra le scene lavorative e forensi, non scivola nel femminismo fazioso. Ma la sceneggiatura di Michael Seitzman – che guarda contemporaneamente a (e frulla) Norma Rae, Ufficiale e gentiluomo e Silkwood e Erin Brockovich – dai toni pur autentici, sconfina un po’ nel lacrimevole e artefatto. Si va oltre l’inverosimiglianza della top model in tuta blu, perché l’ambientazione è realistica, si apprezzano le grandi prove di Sissy Spacek e Richard Jenkins e l’atmosfera alla Dylan, saccheggiato dalla colonna sonora. L’intento è sacrosanto, e l’accento sulla forza rivendicatrice di un gruppo e dei singoli, anche.
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