Regia di Niki Caro vedi scheda film
Nel 1989, in Minnesota, una donna abbandona il marito manesco e, per mantenere sé e i figli, si adatta a lavorare in miniera, dove è vittima del brutale maschilismo dei colleghi: con grande fatica, vincendo l’omertà e i pregiudizi dell’ambiente, mette in piedi una class action per ottenere giustizia. È uno dei film che sono serviti a Charlize Theron per dimostrare di non essere solo una bambolina e di avere una propria credibilità artistica, e da questo punto di vista raggiunge il suo obiettivo: sa indignare nei momenti giusti, ma è troppo scontato nel suo manicheismo per appassionare davvero; si rifà a piccoli classici come Norma Rae e Silkwood, ma assomiglia più a Erin Brockovich. Pasticciata l’ultima parte, dedicata a risolvere una vagonata di conflitti familiari e a sviluppare la trama processuale (e anche qui il tema ‘pochi deboli contro molti potenti’ è stato già visto e stravisto: Il verdetto, L’uomo della pioggia, A civil action...); c’è anche un pressoché inutile flashback, che chiarisce un retroscena a quel punto facilmente intuibile.
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