Regia di Marcel Pagnol vedi scheda film
Una delle migliori regie di Marcel Pagnol, con la coppia Raimu-Fernandel. Un melodramma d'altri tempi nella Francia profonda dell'annus horribilis 1940.
Il film si svolge ed è girato nel Sud della Francia durante i primi mesi della Seconda Guerra Mondiale. Sulla situzione storica del periodo tornerò più avanti. Pascal Amoretti, contadino e scavatore di pozzi, è vedovo e ha sei figlie. Un giorno, la maggiore di queste, Patricia, incontra Jacques, un giovane aviatore, figlio di ricchi commercianti locali. Scoppia la guerra e Jacques si unisce alla sua squadriglia senza sapere che durante il suo incontro con Patricia ques’ultima è rimasta incinta. I genitori di Jacques, orgogliosi notabili del paese, respingono la madre e il bambino che sta per nascere. Disonorata dal fatale errore di gioventù, la giovane viene spedita in un’altra località, presso una zia. Venuto a conoscenza della situazione, Félipe, l’assistente di Pascal Amoretti da tempo innamorato di Patricia, dichiara di voler dare il proprio nome al nascituro sposandone la madre. Nel frattempo, la Francia viene sconfitta dalla Germania e di lì a pochi mesi Jacques, che tutti credevano morto in missione, fa ritorno nel paese. Tutto si aggiusta, l’onore della famiglia Amoretti è salvo e Félipe chiede a Pascal la mano della sua seconda figlia.
In casi come questo, definire “datato” un film può indicare una qualità e non un difetto. La storia è semplice, si articola intorno a pochi eventi già trattati in innumerevoli altri romanzi e pellicole, ma costituisce un vero e proprio manuale di filosofia contadina, la rappresentazione di una mentalità e di costumi di un’epoca e di un ambiente precisi, nonché una summa del pensiero e della poetica del suo autore. Marcel Pagnol è lo scrittore, commediografo e regista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare il mondo rurale del Sud della Francia nella prima metà del secolo scorso. Le riprese di questo film iniziarono nel maggio del 1940, ma furono interrotte un mese dopo, con l’occupazione nazista. Essendo ambientate in località della “zona libera”, poterono tuttavia riprendere nell’agosto dello stesso stesso anno per concludersi a novembre. Nonostante questo tormentato percorso, il film uscì nel mese di dicembre a Lione (zona libera) e fu la prima pellicola dopo l’armistizio ad essere proiettata a Parigi (zona occupata) nell’aprile del 1941. A tal fine, fu però necessario apportare alcune modifiche alla sceneggiatura, come quella di inserire il discorso radiofonico del maresciallo Pétain del 17 giugno 1940, che chiedeva a tutti i Francesi di cessare le ostilità, in sostituzione dello storico appello del giorno successivo, con il quale il Generale de Gaulle invitava da Londra i suoi compatrioti a non arrendersi al nemico. Può apparire quasi surreale che nel pieno di una crisi politica e bellica di tali dimensioni, i personaggi del racconto, seppur coinvolti, non manifestino alcuna opinione su quanto sta accadendo intorno a loro o che parole come “Germania “,“Tedeschi”, “Hitler”, “nazismo” non vengano mai pronunciate. Evidentemente, avendo già scritto la sceneggiatura e avendo da poco iniziato le riprese, Marcel Pagnol venne preso in contropiede dagli eventi. D’altronde, in questa come in quasi tutte le sue opere, il suo intento era quello di narrare storie di un antico mondo rurale che conosceva a fondo e ha saputo illustrare con riconosciuto talento. Oltre che su uno splendido scenario mediterraneo, cosparso di maestosi ulivi e casali di rara bellezza, può contare sulla collaudata quanto affiatata coppia Raimu-Fernandel, due divi del cinema di allora e del suo cinema in particolare. Il primo è Pascal Amoretti, lo scavatore di pozzi, uomo onesto e tutto d’un pezzo, ma incapace di reagire quando le circostanze lo costringono a cacciare di casa l’amatissima figlia. Le regole sociali, anche se non scritte, non si discutono, si accettano. Restano però la fiera dignità delle parole che rivolge ai genitori di Jacques quando questi rifiutano di ammettere l’eventualità di essere nonni e l’altrettanto ferma lezione che impartisce loro quando, venuti a conoscenza della presunta morte del poprio figlio, si offrono di sovvenire ai bisogni del neonato. Sono due monologhi di profonda saggezza, pronunciati da un uomo certamente ignorante, ma la cui umanità mette al tappeto i suoi orgogliosi interlocutori. Ancor più toccante è il ruolo affidato a Fernandel, il Félipe sempliciotto e gioioso, perdutamente innamorato della bella Patricia che conosce fin dall’infanzia. La sua ingenuità lo porta ad essere complice involontario dell’incontro tra i due amanti, mentre l’autenticità dei suoi sentimenti lo induce ad offrirsi come marito “riparatore”. Quando poi riappare il redivivo Jacques, è il primo ad essere contento della ritrovata felicità di Patricia. Come è noto, Fernandel non è stato soltanto un attore comico, ma anche un magnifico interprete di ruoli drammatici e spesso commoventi. Qui riesce a divertire con tirate scoppiettanti e nel contempo a strappare qualche lacrima con i suoi occhioni da tenero orso e il suo inimitabile sorriso a 48 denti.
Non passano comunque inosservate le prestazioni degli altri attori, personaggi forse tagliati con l’accetta ma colti nell’’intimo dei loro sentimenti e della loro genuinità, a cominciare da quel Pascal Amoretti, agiato commerciante, burbero e succube di una moglie altrettanto ben descritta. La coppia passa da un ruolo negativo ad un riscatto forse tardivo, ma umanamente comprensibile.
Come ho detto, la filmografia di Marcel Pagnol può apparire datata, ma si tratta pur sempre di grande cinema, curato con amore per i personaggi e per il mondo in cui sono immersi, un cinema e una letteratura che meriterebbero di essere meglio conosciuti in Italia, perché le società rurali dei due paesi hanno un’infinità di punti in comune.
Il film è stato oggetto di un “remake” a quanto pare riuscito nel 2011 per la regia di Daniel Auteuil, che ne è anche protagonista nel ruolo che fu di Raimu.
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