Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Kieslowski é ormai riconosciuto come un maestro della Settima arte, la sua carriera purtroppo è stata molto breve e si rimpiange quanto non ha potuto darci a causa della sua prematura scomparsa. Tra i suoi film quelli del primo periodo polacco sono i meno conosciuti, ma ci si può imbattere in belle sorprese e "Amator" é certamente una di queste. È il racconto di un giovane sulla trentina che proprio quando diventa padre e potrebbe sperimentare le gioie della famiglia e di una posizione lavorativa piuttosto sicura, scopre casualmente il piacere di girare film amatoriali e da lì parte una carriera da filmmaker che stimolerà la sua creatività ma lo porrà di fronte a scelte complicate e responsabilità impreviste e difficili da gestire. Kieslowski ha la mano molto felice nel tratteggio della figura di questo Filip Mosz, affidato a un bravissimo Jerzy Stuhr, un omino per certi versi insignificante ma che si appassiona proprio a girare prima filmini in Super 8 della propria figlia ancora in fasce, poi un documentario su commissione sul Giubileo nella sua fabbrica, poi un documentario su un nano presentato come stakanovista eroe del lavoro, ma entra in un gioco più grande di lui e alla fine dovrà pagare il prezzo delle sue scelte, sempre rischiose in un regime comunista avviato al declino. Il film parte su toni abbastanza leggeri ma nella seconda parte si fa sempre più grave, perfino cupo, riflettendo già in maniera intelligente il proverbiale pessimismo kieslowskiano che troverà la sua espressione più compiuta nel Decalogo di una decina di anni successivo a questa pellicola. Lo sguardo gettato sul Socialismo reale é disincantato, corrosivo ma con parentesi ariose come le scene in cui compare il regista Zanussi nel ruolo di se stesso, prima intento a commentare il suo film "Barwy ochronne", conosciuto nei paesi anglofoni come "Camouflage", poi quando si reca a fare una visita al protagonista nella sua cittadina e assiste ad una cinefilia un po' provinciale ma genuina di molti lavoratori della fabbrica. "Amator" resta un'opera che evita le facili scorciatoie, densa e problematica e con molti risvolti inattesi, che si può già annoverare come risultato maturo di un cineasta quarantenne alla sua opera terza, che si avviava a diventare uno dei più importanti cineasti europei della fine del Ventesimo secolo.
Voto 8/10
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