Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Filip Mosz oggi sarebbe uno dei tanti padri che vuole solo riprendere la figlia per riempire quei noiosi dopocena con gli amici e le loro famiglie. Filip Mosz ieri, nella Polonia ancora sovietica, è uno dei pochi a possedere una cinepresa e quindi a poter fare un film sull'anniversario della sua fabbrica riprendendo tutto forse troppo. La censura del funzionario si mette all'opera nel frenare gli slanci artistici del neo-cineasta che si appassiona, capisce le potenzialità del mezzo e la necessità di documentare senza filtri e tagli quello che vede. Il racconto per immagini diventa più importante di tutto, la scoperta della tecnica è graduale e anche se vogliamo fortuita. Lo sguardo del nostro è puro non ha paura di interrompere le riprese delle riunioni dei dirigenti con dei piccioni che mangiano molliche vicino ad una finestra, così come non riuscirà mai a sfruttare la disabilità di un operaio per attirare il pubblico ma solo per raccontare una storia degna di essere raccontata. Il prezzo da pagare all'arte può essere alto, la stabilità familiare obiettivo della vita prima di conoscere la passione per il cinema, va in crisi confermando quella legge non scritta per cui l'arte migliore si produce senza tranquillità emotiva. Poi c'è sempre la censura stupida e in agguato con i suoi funzionari che la rappresentano e il ricatto di licenziare il suo capo se l'inchiesta sulla impresa di scavi stradali verrà trasmessa. La crisi prima sentimentale e poi artistica può essere superata raccontando in primo piano la propria storia, ricominciando a produrre cinema senza paura di raccontare e di denunciare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta