Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
«Lotta incessante per un quadro veritiero della contemporaneità e allo stesso tempo per la memoria di una storia non falsata». Così Malgorzata e Marek Hendrykowski sintetizzano (nella Storia del Cinema Mondiale curata da Gian Piero Brunetta) gli obiettivi della cinematografia polacca degli anni settanta. Ed è una definizione che mi sembra calzare a pennello al Cineamatore di Kieslowski, film che, senza voler apparire provocatorio a tutti i costi, considero il vero capolavoro del cineasta polacco, anche al di là del monumento costituito dal Decalogo. La ricerca della verità è qui raccontata con il contorno di elementi necessari ed inevitabili, come lo spirito di sacrificio, l'ineluttabilità del compromesso, l'impossibilità di non nuocere al prossimo, ed espressa dal regista con una funzionale dose d'ironia e con uno sguardo sulla realtà delle cose, che deriva, nella stessa misura, dalle precedenti esperienze documentaristiche e dal rigore morale insito nell'animo dell'uomo Kieslowski. Gli autori cinematografici del periodo riuscivano a sfruttare le incertezze ed i rivolgimenti al vertice della politica, per far passare opere indubbiamente scomode come questa, che non ci si aspetterebbe di sapere uscita dalla cinematografia di un paese sotto regime. Notevole la prestazione d'attore di Jerzy Stuhr, già apprezzato interprete del teatro, anche d'avanguardia, del suo paese.
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