Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Storia di un ossessione e al contempo riflessione arguta sul ruolo del cinema nell'osservazione della realtà,frammentata che essa sia a seconda dei vari punti di vista.Oltre a tutto questo il film di Kieslowski è un film squisitamente politico che attacca senza tanto bisogno di metafore il potere dittatoriale polacco dell'epoca che tutto cercava di controllare.La storia è quella di un impiegato di un azienda statale che compra una piccola cinepresa 8mm con cui filma la figlia.E da qui si accende la sua passione per riprendere tutto quello che vede e viene cooptato dalla sua azienda per fare filmini celebrativi.Ma quando il suo punto di vista non coincide più con quello aziendale cominciano i primi guai perchè a volte filmare la realtà senza commento alcuno è disdicevole per coloro che guardano tutto dall'alto della loro posizione sociale.Al crescere dilagante di questa ossessione si contrappone il progressivo sfaldamento della sua vita privata,il disfacimento del matrimonio dell'impiegato,la moglie instaura una vera e propria competizione con la macchina da presa.ma prevale l'ossessione, la mania di filmare tutto del marito che vincerà anche dei concorsi con i suoi cortometraggi e arriverà a conoscere il regista Zanussi(qui nella parte di se stesso).Dai problemi col potere si arriverà fino all'acquisto di una cinepresa più potente,16 mm,che punterà verso se stesso.Il film di Kieslowski è la storia di un riscatto di un mediocre che trova l'ideale missione della sua vita nel filmare la realtà,anche quando questa è scomoda.L'azienda tentacolare che cerca di imporgli cambiamenti ai suoi film per renderli più piacevoli per la massa(vogliono censurare il suo documentario sul nano) diventa metafora neanche troppo velata di uno Stato padrone che cerca di controllare e di censurare tutti gli afflati non graditi.In più è raffinata dissertazione sul ruolo della macchina da presa,sulla verità di quello che inquadra la cinepresa e sull'ossessione che può derivare da questa visione differita,mediata dall'occhio meccanico della macchina da presa e sulla frammentazione della realtà imposta dalla visione mediata .Un po'la stessa ossessione che trovavamo in The cameraman di Buster Keaton o in L'occhio che uccide di Michael Powell in cui la cinpresa serve per fissare il momento della morte nelle fanciulle vittime del maniaco.Qui la cinepresa amatoriale dell'impiegato si limita a documentare ma può documentare sia le bellezze che le bruttezze.E questa seconda parte di verità che può essere inquadrata è quella meno gradita al potere. Anche questo visto in versione originale con sottotitoli(non doppiato in italiano) in un DVD edizione San Paolo.
un altro grande film di un autore scomparso troppo presto
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non male
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