Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
2312. Il crudele Kress compra (!) il pianeta Terra e si prepara ad assoggettare il genere umano. Uno scienziato guida un manipolo di uomini pronti a tutto per scacciare le armate di Kress.
Nonostante il titolo punti in maniera inequivoca a rievocare la saga dedicata alle rapine super-elaborate inaugurata nel 1965 da Marco Vicario con il suo Sette uomini d'oro, Sette uomini d'oro nello spazio è piuttosto un vaghissimo scimmiottamento delle epiche avventure nel cosmo di Guerre stellari (George Lucas, 1977), il successo hollywoodiano del momento. Purtroppo però l'infimo budget a disposizione delude anche le più basse aspettative che lo spettatore possa riporre nella pellicola e rende arduo all'ennesima potenza il lavoro di Al Bradley - l'italianissimo Alfonso Brescia, mestierante non fra i migliori e già autore di peplum, spaghetti western, war movies, commedie scollacciate e sostanzialmente di qualsiasi cosa potesse andare incontro alle esigenze del pubblico del cinema "di genere". All'uscita in sala di Guerre stellari, Bradley/Brescia non potè quindi che cominciare a sfornare a raffica lavorucci fantaspaziali a base di avventura, mostri deformi, scontri galattici ed equipaggiamenti pseudofuturistici; nel giro di un paio di anni ne licenziò ben cinque, fra i quali questo Sette uomini d'oro nello spazio. Difficile valutare se siano più ridicoli i costumi, le scene, i dialoghi, gli effetti speciali o le riprese che tentano di spacciare un modestissimo studierello di posa per una sofisticata astronave; di certo si possono però spendere parole positive sulle scelte di casting, che pescano con buona abilità fra le seconde e terze linee del nostro cinema recuperando volti come quelli di Gianni Garko, Silvano Tranquilli, Robert Hundar, Nello Pazzafini, Nino Castelnuovo, Chris Avram, Malisa Longo, Roberto Dell'Acqua. In sceneggiatura il regista viene affiancato dai fantomatici Edward Gentry e Bill Robertson, che secondo l'attendibile Imdb.com sarebbero in realtà i non meno anonimi Massimo Lo Jacono e Giacomo Mazzocchi. Operazione sciatta e grossolana, ma simpatica a modo suo. 2/10.
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