Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Un boss della camorra, pentitosi dopo che il suo bambino si è salvato miracolosamente da un incidente, lascia il dominio della zona in mano al diretto rivale. Una volta adulto, il figlio va a lavorare proprio per quest'ultimo, risollevando antichi dissapori.
La carriera di Mario Merola nel cinema prese piede con un musicarello atipico, Sgarro alla camorra, diretto dall'esperto del genere Ettore M. Fizzarotti nel 1973; il colpo di scena fondamentale dell'opera stava nel sostituire il classico protagonista, bello e bravo e alle prese con una storia romantica e piccoli guai personali, con un brav'uomo partenopeo non particolarmente prestante dal punto di vista fisico, che combatteva contro la malavita. Dopo cinque anni di silenzio cinematografico, Merola torna di prepotenza sul grande schermo e con ulteriori innovazioni al suo personaggio, innovazioni che lo rendono istantaneamente un fenomeno di culto: boss camorrista, violento e spaccone, in linea con i cattivi dei contemporanei poliziotteschi, il nuovo Merola è allo stesso tempo un padre di famiglia ineccepibile e un esempio di rettitudine per tutto ciò che non concerne espressamente il suo... lavoro, caratteristica che lo equipara ai buoni dello stesso genere tanto in voga in quel periodo. L'ultimo guappo esce nel 1978, per la regia di Alfonso Brescia e con un copione scritto a quattro mani da Piero Regnoli e Ciro Ippolito; il successo dell'operazione è tale che in quell'anno il team (regista, sceneggiatori, protagonista) replica immediatamente con Napoli... serenata calibro 9, mentre l'anno seguente le pellicole di tale stampo firmate dal sodalizio diverranno addirittura tre. La storia, manco a dirlo, fa acqua da tutte le parti e non gode di molta verosimiglianza; il tentativo di analisi/critica sociale è comunque da encomiare, così come la confezione è assolutamente non disprezzabile. Sulla recitazione, specie di Merola, è meglio invece non soffermarsi; il retaggio della precedente esperienza con Fizzarotti prevede un paio di momenti musicali inseriti forzatamente nella trama, ma la distanza dal musicarello vero e proprio pare qui evidente. Altri interpreti: Luciano Catenacci, Nunzio Gallo, Nello Pazzafini, Walter Ricciardi e Sonia Viviani; finale 'tragico, ma giusto'. 3/10.
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