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Anno zero - Guerra nello spazio

Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film

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La recensione su Anno zero - Guerra nello spazio

di Dik
1 stelle

Al Bradley, era lo pseudonimo che il regista Alfonso Brescia amava utilizzare quando lavorava ad un progetto che poteva essere distribuito anche all'estero; escamotage per darsi un peso internazionale, oppure, visti i risultati, per cercare inutilmente di nascondersi. Vide "Guerre Stellari" (1977) di George Lucas e rimase, come milioni di persone, folgorato da questo capolavoro, ma l'interesse era mirato soprattutto agli incassi stratosferici ed alla moda "spaziale" che aveva creato, tutta da sfruttare... e di corsa, con il miraggio di fare un colpo al botteghino col minimo sforzo. Così, con zero idee (aiutato, in questo, da Aldo Crudo), riuscì a racimolare quattro soldi per scritturare caratteristi di terz'ordine e comprare un po' di luci colorate intermittenti, qualche televisore vecchio di un paio di lustri, un sintetizzatore, un oscilloscopio, qualche pigiama ed un modellino di astronave. Il risultato, ovviamente, fu un disastro, ma il baratro è più buio e profondo di ciò che si possa immaginare. Film di genere che son partiti dagli stessi presupposti ne son piene le enciclopedie, ma quasi tutti, nonostante risultati discutibili, hanno mantenuto un aspetto fondamentale: la dignità; cosa di cui non vi è traccia in questo prodotto. Solo per addetti ai lavori ed amanti del trash dotati di molta pazienza; astensione totale per tutti gli altri. La bella finlandese Yanti Somer (Kirsti Elisa Somersalo), i più se la ricorderanno al fianco di Terence Hill (Mario Girotti) ne "... continuavano a chiamarlo Trinità" (1971) ed anche in "... e poi lo chiamarono il Magnifico" (1972), entrambi diretti da E.B. Clucher (Enzo Barboni). Il pianeta alieno è stato ambientato nelle grotte di Collepardo (FR). Nonostante non ce ne fosse assolutamente la necessità, Brescia diresse il seguito l'anno dopo ["Cosmo 2000 - Battaglie negli spazi stellari" (1978)].


Musiche inascoltabili di Marcello Giombini, così come la canzone "We are not alone here in space" cantata da Riccardo Orfei.

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